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DAZN, De Rossi: “Siamo tutti sotto osservazione, non viviamo bene l’attesa della sfida contro la Juventus”

Il capitano giallorosso: “L’infortunio mi sta tenendo ai box da tanto tempo, è il più pesante della mia carriera. Sabato vogliamo fare una grande partita”

A pochi giorni dal big match di sabato sera contro la Juventus a Torino, il capitano della Roma Daniele De Rossi ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni dell’emittente DAZN, che trasmetterà in esclusiva la partita tra Roma e Juventus:

“Abbiamo talmente tanta pressione ultimamente che non viviamo bene l’attesa per la gara di sabato. Abbiamo tanti pesi sulla schiena, siamo in un momento delicato perché sappiamo che dobbiamo fare meglio di quello che stiamo facendo. Siamo tutti sotto osservazione, mister compreso, e lo sappiamo. Vogliamo fare una grande partita più per noi che per l’importanza della sfida stessa. Poi se andiamo nel dettaglio sappiamo che le pressioni non sono solo sulla nostra situazione di gioco, ma anche per l’avversario che avremo, il più forte che c’è”.

De Rossi ha parlato anche dell’infortunio, definito dal centrocampista giallorosso “il più grave della mia carriera; si parla di cartilagine, ho subito una lesione grave. Sarebbe gravissimo se si dovesse rompere ancora a 35 anni. Ci vuole tempo, ho ripreso a correre e a calciare ma sono ancora indietro”. Nel corso dell’intervista, il numero 16 giallorosso ha parlato anche delle possibile cause che hanno portato la sua Roma a vivere un momento così delicato: “La squadra è forte, i nuovi che sono arrivati sono forti. L’errore che abbiamo fatto è stato quello di parlare troppo dei giocatori che sono partiti. Il dolore per quelli che sono partiti rimane ancora oggi, ma doveva essere assimilato in maniera più sciolta. A livello di singoli le cose stanno migliorando e si stanno integrando bene”.

Sul suo futuro, una volta appesi gli scarpini da calciatore, De Rossi ha aggiunto: “Ho questo sogno di fare l’allenatore e se devo pensare a tutte le cose che deve fare un allenatore, la cosa che mi spaventa di più è quella di dover fare 100 interviste a settimana. Mio padre mi dice che fare l’allenatore è bello, ma è un lavoraccio (ride). Lui è un maestro proprio perché non ha avuto mai l’ambizione di diventare il nuovo Guardiola, Sacchi o Mourinho. Da lui posso imparare tante cose, anche come si sta al mondo quotidianamente. Non so se sarò capace ma viaggerò e studierò per imparare”.

CLICCA QUI PER L’INTERVISTA INTEGRALE

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