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Stadio della Roma, Papalia: “Tor di Valle perfetta, è possibile avviare i lavori entro l’anno”

Parla l’ex proprietario dei terreni di Tor di Valle

Nella notte i terreni di Tor di Valle sono passati nelle mani di James Pallotta, che ha strappato un accordo ad Eurnova grazie a una cifra di 105 milioni. L’ex proprietario dell’area Gaetano Papalia, è intervenuto a Centro Suono Sport nel corso della trasmissione Te la do io Tokyo. Le sue parole:

Su Parnasi
Nella lettera che ho reso pubblica ho espresso tutto il mio disappunto sul piano personale nei suoi confronti. I suoi comportamenti oggi sono giustamente all’attenzione della Procura. Il progetto non aveva bisogno di corsie preferenziali, l’area è adibita alle attrezzature sportive e non ha bisogno di varianti e del piano regolatore generale. Ha una cubatura che gli consente la realizzazione dello stadio, si dovevano solo aggiungere dei metri cubi di compensazione che servivano a coprire i costi delle infrastrutture e basta. Lui ha sbagliato a pensare che questo potesse essere un volano per lui per poi costruire con forzature sulle piazze di Milano, Bari, Pescara, Catania, ecc.. Questi erano i suoi obiettivi inconfessabili.

A quando la prima pietra?
La variante del piano regolatore dovrebbe arrivare a marzo. Alla convenzione urbanistica ci lavorano da parecchio, la firma è in arrivo. Il risultato si vorrà portare all’incasso politico e quindi prima delle elezioni europee. Credo che le carte verranno messe a posto prima di maggio ed essendo un privato ci sarà rapidità nell’inizio dei lavori. La previsione dell’apertura dei cantieri entro la fine dell’anno può essere rispettata. C’è stata strumentalizzazione nel parlare ad esempio del rischio idrogeologico, poi gli ambientalisti si sono accodati, ma dei 500 cavalli che hanno alloggiato li per 40 anni non si sono preoccupati. Berdini parlava delle idrovore, senza sapere che ce ne stanno due perfettamente funzionanti, dimostrando così di non esserci neanche stato a visitare quell’area. A Tor di Valle quando piove non c’è mai neanche un dito d’acqua.

C’è mai stato un altro progetto per quell’area?
Sì. Agli inizi degli anni ’80 ci chiesero una tangente e lasciammo stare. C’era Gentilini, lo racconto in un libro che darò alle stampe tra qualche mese. Negli anni 2000 abbiamo avuto numerosi contatti, anche da rappresentanti Caltagirone. Prima di Parnasi ho avuto contatti dalla società “Smart”, indicata da Rosella Sensi. Io avevo proposto a loro prima di tutti di costruire lì lo stadio. L’idea c’era già. Parnasi voleva costruirci una specie di piccola Venezia. La Roma però già aveva pensato a costruirci lo stadio e lui era scettico. Quando venne fatta la valutazione delle famose 70 aree, lui non voleva mettere a disposizione quell’area. Quando è stata scelta, Unicredit voleva che ci fosse Parnasi a valorizzare l’area perché aveva qualche debito con la banca.

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