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Al Meazza più che le strategie di gioco saranno determinanti i giocatori

Ore 20.45, stadio Giuseppe Meazza in Milano: la Roma gioca in casa della capolista Milan, quattro successi di fila dall’inizio del campionato. Non solo, però: il gruppo affidato a Stefano Pioli è quello che negli ultimi mesi, cioè dal post lockdown, ha fatto meglio di qualsiasi altro in Europa: 17 vittorie, 4 pareggi e 0 sconfitte in campionato (Real Madrid 14-2-3 nella Liga). Per la squadra di Paulo Fonseca, reduce da 9 vittorie e tre pareggi (sul campo) nelle ultime 12 gare di Serie A, un test complicato ma stimolante per capire che Roma farà in futuro.

Una sorta di (primo) bivio stagionale per verificare ambizioni e speranze in un torneo che finora ha regalato non poche sorprese. Da una parte ci sarà Zlatan Ibrahimovic, dall’altra Edin Dzeko: sarà, incredibilmente, il loro primo scontro diretto della carriera.
I due non si sono mai affrontati faccia a faccia e la faccenda, ne converrete, è abbastanza curiosa.
Se lo svedese è il simbolo del Milan, il bosniaco è il giocatore più determinante della Roma.
Traduzione: se Edin fa il suo, le probabilità che la Roma faccia una grande partita sono altissime.
Un po’ il discorso che potrebbe essere collegato a Zlatan e, per questo, non v’è dubbio che l’esito del confronto di stasera per buona parte dipenderà dalle loro giocate.

Se il Milan non è soltanto Ibra, però, va aggiunto che la Roma non è solo Dzeko. La presenza di giocatori come Pedro (non amicissimo di Ibra ai tempi del Barcellona…) e Micki regala all’attacco della squadra di Fonseca una statura internazionale che poche altre in Italia (e non solo) possono vantate. E poi: Theo viene considerato il miglior esterno sinistro del campionato, ma troppo spesso in queste classifiche ci si dimentica di Spinazzola. O no? Bravo, bravissimo Kessie: ma Veretout?

Ciò non significa che la Roma – come rosa – sia superiore al Milan, ma soltanto che il confronto undici contro undici, figurina contro figurina non è così chiaramente indirizzato dalla parte della capolista. Che può vantare un centrocampo completo per qualità e quantità e una difesa di garanzia. I nomi dei protagonisti li conoscete tutti, non c’è bisogno di ricordarli.
Sarebbe sbagliato, però, non sottolineare il valore di gente come Pellegrini, Mancini e dei giovanissimi difensori Ibanez e Kumbulla, che aspettano il ritorno di Smalling.

Sulla carta, insomma, il match appare più equilibrato di quanto possa consigliare la classifica. E, come sempre, saranno i particolari, le sfumature e, soprattutto, la forza psicologica e le motivazioni a fare la differenza.
Ecco perché la Roma si trova realmente a un bivio: deve dimostrare, con testa e gambe, cosa vorrà fare da grande.
I giocatori (magari non in numero eccessivo…) per recitare un ruolo Champions ci sono, ma un conto sono le chiacchiere e un altro la realtà. Stasera è obbligatorio passare dalle parole ai fatti.

Pioli e Fonseca hanno filosofie di calcio simili anche se, talvolta, cercano il risultato attraverso moduli diversi.
Paulo è etichettato da sempre come un fedelissimo del 4-2-3-1, ma a Roma si è innamorato della difesa a tre.
L’ex allenatore della Lazio, invece, non si muove dal 4-2-3-1 e i risultati finora l’hanno premiato.

Considerata la qualità dei protagonisti, l’impressione è che mai come stasera la sfida sarà più decisa dalle giocate dei singoli che dalle strategie degli allenatori.

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