Il gruppo di Fonseca ha i numeri per pensare in grande
Missione compiuta. E con due gare d’anticipo. Adesso alla Roma del poliedrico Paulo Fonseca non resta altro da fare che centrare il primo posto del Gruppo A di Europa League. I “sedicesimi”, dopo il successo nella nebbia di Cluj, sono già in cassaforte e gli ultimi due appuntamenti, all’Olimpico contro lo Young Boys e a Sofia contro il Cska, dovranno servire soltanto per mettere il timbro finale sul primato. Con tutto quello che ne consegue di positivo nella seconda fase della competizione.
Guardando i numeri, la Roma anche con un solo pareggio contro gli svizzeri, il 3 dicembre alle pendici di Monte Mario, sarebbe certa di occupare il gradino più altro del podio del girone. Basta davvero poco, dunque.
Messa alle spalle la trasferta in Romania, e in attesa di quella delicata assai di domenica a Napoli, il bilancio della prima parte di stagione della squadra giallorossa continua a essere lusinghiero: 12 partite ufficiali, zero sconfitte.
Se non quella a tavolino contro il Verona, prima giornata di campionato. Analizzando solo quanto accaduto sul rettangolo verde, 8 successi e 4 pareggi. Non male. La Roma è l’unica formazione italiana fra quelle che partecipano ad almeno due competizioni a essere ancora imbattuta. Ma, al di là dei numeri, ciò che maggiormente convince, e che spinge a guardare al futuro con un sorriso, è la sua capacità di essere “squadra” sempre e comunque. Cioè, sia quando può contare su un organico ampio sia quando Fonseca è costretto a ricorrere all’uso dei Primavera o a spostare giocatori qua e là per il campo per arrivare a dama. Dimostrando, peraltro, grandi intuizioni. Segno che la base è solida. Che esiste un’identità certa. Che il lavoro dell’allenatore e del suo staff sta producendo i frutti sperati. Oggi la Roma sa stare in campo, sa interpretare la partita, sa adeguarsi: segnali tipici di una squadra vera, sotto tutti gli aspetti. Nelle ultime sei gare, ad esempio, tra campionato e coppa ha subìto soltanto uno gol: questo vuol dire che non sa solo attaccare (17 reti all’attivo nelle ultime 6 campionato/coppa). Bene, no?
In Europa quattro partite con tre vittorie e un pari, nove reti all’attivo e una sola al passivo, peraltro su calcio di rigore inventato a Berna. In campionato, la striscia di risultati utili consecutivi (sul campo) è arrivata a 16 gare (12 vittorie e 4 pari): se non altro, la conferma che i giallorossi non hanno incontrato sempre le ultime della classe. Perché il vizietto che ancora accompagna molti critici e osservatori, è che gli avversari della Roma sono stati sistematicamente di poco conto. Dallo scorso luglio, trasferta di Napoli, un solo ko reale: quello contro il Siviglia. Tolto quel match, 16 partite ok in Serie A e quattro in Europa League. Possibile, dunque, che la Roma non abbia affrontato in venti occasioni una squadra decente? Fatevene una ragione…