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Righetti: “Io e la morte non ci siamo piaciuti, Mourinho la prima immagine al mio risveglio”

L’intervista ad Ubaldo Righetti dopo il malore e la convalescenza

Ubaldo Righetti torna a parlare, e lo fa in un’intervista esclusiva a Il Romanista, nella quale ha raccontato la giornata difficile del malore e la convalescenza in ospedale. Un pensiero anche per Mourinho e la Roma che verrà. Ecco un estratto della sua intervista:

Come stai?

“Ora posso dirlo, sto bene. Ma ho incontrato la morte. Ci siamo guardati e non ci siamo piaciuti. Sarà per un’altra volta, ma non ora. E ora sto bene, anzi, ne approfitto”.

Ti va di raccontare quello che ti è successo?

“Sì, ricordo ogni momento. Stavo al Circolo Due Ponti a giocare a tennis. Faceva caldo, erano le 5 del pomeriggio. Avevo pranzato a Fregene con Lia, la mia compagna. Stavo bene, solo che mi sentivo stranamente stanco sin dalla mattina, e non capivo perché. Quando ho cominciato a scaldarmi ho cominciato anche a sentire una strana pressione sul petto, ma non riuscivo a darle un nome”.

E sentivi anche il classico formicolio al braccio?

“No, niente. Solo pressione. Ma come fa uno sportivo mi ribellavo all’idea di avere qualcosa di storto e provavo a forzare. Sono partito malissimo, perdevo 5-1. Con il mio solito avversario, il mio amico Andrea, giochiamo sempre partite tiratissime, palle corte, pallonetti, lungolinea, corriamo sempre. Così ho raddoppiato l’impegno, sono arrivato sul 5-5. Poi ho mollato un po’, Andrea ha vinto il set 7-5, abbiamo fatto un altro paio di giochi e così è passata la prima ora di gioco. Mi sono seduto un attimo per riposare e forse lì ho avuto un calo anche di adrenalina. Ho cominciato a sentire la pressione più forte. Andrea pensava scherzassi, perché lo facciamo sempre tra di noi. E invece era serio. Allora mi ha alzato le gambe e ha chiamato le persone intorno”.

Ti sei reso conto che poteva essere un attacco cardiaco?

“Sinceramente no, non ci ho pensato. Cercavo di capire il motivo di quella pressione, non ho avuto neanche il tempo di capire quello che stava accadendo. Ho chiesto ad Andrea il telefono per chiamare Lia. Anche lei ha pensato che scherzassi, del resto scherzo sempre anche con lei. Non ho avuto la forza di risponderle, ho passato il telefono ad Andrea e lui l’ha convinto che fosse una cosa seria”.

La partita in cui si è sentito male Eriksen l’hai vista?

“Sì, in diretta, mi ha fatto effetto anche se ovviamente è stata una cosa diversa per lui”.

La prima immagine che ricordi al risveglio?

“È legata a Mourinho”.

E cosa c’entra Mourinho?

“Io sono stato male il 3 maggio. Il 4, al mio risveglio, c’era uno dei fantastici infermieri del Sant’Andrea che ha preso a girarmi intorno. Ovviamente romanista. Mi diceva: “Ubà, sicuro che stai bene?” E io: “Certo, non mi vedi?”. E lui scherzando: “Ti devo far vedere una cosa, ma non so se reggi”. E io: “Il peggio è passato, dimmelo”. Allora mi ha mostrato il cellulare: “Guarda chi abbiamo preso”. Sul cellulare c’era il comunicato della Roma con l’annuncio di Mourinho. Non ci volevo credere. Pensavo scherzasse, è stato un bel risveglio”.

Cosa ne pensi di lui?

“Grandissimo colpo. Sotto tutti i punti di vista. Mediaticamente è il numero uno staccato. È troppo intelligente, io ormai mi occupo di comunicazione, uno come lui non esiste.”

 

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