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Le 4 chiavi di Mourinho. Dalle marcature alle palle inattive: José costruisce un’altra Roma

Roma gennaio

Lo Special One proverà a cambiare volto alla sua Roma

Venticinque gol subiti in 18 partite, alla media di 1,39 a gara. In carriera una sola volta Mourinho aveva fatto peggio di quanto sta facendo a Roma a livello di tenuta difensiva. Era il 2018/19, al Manchester United, con una media di 1,46 gol a partita che a dicembre lo portò a dividere il suo destino da quello dei Red Devils.

C’è da migliorare, dunque, nell’ermeticità difensiva della Roma, considerando che su questo aspetto Mou ha costruito molte delle sue vittorie. E il portoghese lo vuole fare tramite 4 pilastri.

Mou in queste prime 18 gare ha sempre giocato con la difesa a 4, che poi è uno dei suoi cavalli di battaglia. Tranne a Venezia, nell’ultima di campionato, dove la Roma ha subito tre gol da una squadra che fino a quel momento ne aveva segnati solo 8 nelle 11 precedenti partite.

Ed allora c’è da capire come vorrà andare avanti Mou, se ancora con la difesa a tre o con quella a 4. L’impressione è che con quest’ultima la tenuta difensiva sia migliore, perché giocando a tre con due esterni di fascia portati ad andare (a Venezia erano Karsdorp ed El Shaarawy) difficilmente si riesce ad allungare la linea, portandola magari da tre a cinque.

Uno dei meccanismi su cui sta lavorando Mourinho è quello di proteggere meglio la linea difensiva tramite il lavoro dei due mediani. Ma non solo. quando si gioca a 4, infatti, l’allenatore portoghese vuole che Cristante e Veretout si abbassino a protezione della zona centrale della difesa, chiedendo poi ai due trequartisti laterali di abbassarsi e possibilmente creare densità per andare a coprire eventuali linee di passaggio a ridosso della trequarti giallorossa.

È un lavoro sfiancante, è vero, che toglie anche energie offensive ai deputati di turno (spesso e volentieri finora Zaniolo a destra e Mkhitaryan a sinistra). La soluzione potrebbe essere quella di passare ad un centrocampo a tre, magari con il 4-3-2-1 o 4-3-1-2. In modo che le due mezzali facciano in fase difensiva il lavoro che fanno ora gli esterni d’attacco.

La Roma in questo primo scorcio di campionato ha preso molti gol su palla inattiva. O, comunque, soffre sempre nei piazzamenti quando le avversarie calciano punizioni o calci d’angolo. Serve maggiore attenzione, delle marcature migliori e una linea che non si “sfaldi” al momento del calcio sulle punizioni avversarie. Mou spera di risolvere il problema a breve, iniziando così a limitare i gol presi da questo punto di vista.

E poi c’è il capitolo legato agli infortuni. In particolare Smalling ma pure Spinazzola. L’inglese prima di tutto perché è lui l’uomo che doveva gestire il reparto, il centrale dominante che doveva garantire compattezza alla difesa. Per le sue qualità in marcatura e nell’anticipo, ma anche per le sue doti di leadership.

Ibanez è cresciuto tantissimo e ha reso l’assenza di Smalling meno amara. Ma già domenica, a Genova, Mou quasi sicuramente dovrà ricorrere ancora una volta all’arretramento di Cristante al centro della retroguardia, a prescindere che decida di giocare a quattro (con Cristante vicino a Mancini e Ibanezspostato a terzino sinistro) o a tre (con la linea formata da Mancini, Cristante e Ibanez). Questo perché a sinistra mancheranno sia Calafiori sia Vina, oltre chiaramente a Spinazzola. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.

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