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La famiglia totale abbraccia i suoi figli: un milione in piazza tra lacrime e bandiere

Il racconto della festa di ieri attraverso le parole del milione di persone presenti

Francesco, 13 anni appena, è arrivato presto. Frequenta la terza media, ma a scuola non c’è andato. È partito da Ponte di Nona, dove abita, accompagnato da un’amica dei genitori. Alle 14 si sistema al centro dell’aiuola in piazzale Ugo La Malfa. Allunga la canna da pesca che fa da asta e monta il bandierone “di papà”. Lo solleva con tutta la forza che ha, la stoffa si apre accarezzata dal vento: “Gioie e giornate amare”, recita la scritta in giallo su sfondo rosso. Tre parole riprese da un coro della Sud che prosegue: “Tanto ci potrai trovare qui/ notte e giorno al tuo fianco“.

Non c’è altro luogo al mondo dove avrebbe voluto trovarsi Francesco, ieri. Come il milione di persone che ha invaso il Circo Massimo per festeggiare la Roma che ha vinto la Conference League. Ci sono i nonni con i nipotini sulle spalle. I padri di famiglia con i figli neonati in braccio, le adolescenti in canottiera che fanno la colletta per farsi l’abbonamento allo stadio e gli ultrà appena tornati da Tirana.

Francesco scompare tra la folla. Si intrufola nella ressa quando i tre pullman della Roma imboccano la curva a destra che porta al Colosseo. Difende la stoffa e si commuove quasi, quando vede il suo bandierone sventolare sul pullman accanto a José Mourinho. Il mister, dall’alto, si inchina al popolo romanista. Saluta, commosso da tanto amore. Autografa ogni bandiera che gli si porge dal basso.

Christian ha solo tre anni. A cavalcioni sulle spalle del nonno, stretto in una maglietta rossa, osserva i calciatori salutare la marea umana in visibilio. “Chissà che un giorno non se lo ricordi – sospira il nonno, Antonio Cavallari, 58 anni – siamo venuti da San Basilio. Sono abbonato in curva da sempre. Volevo fargli vedere cosa significa essere romanisti“.

É una cosa “che non puoi spiegare – ragiona Massimo, un 61enne di Monteverde, che di finali ne ha perse due – è una cosa che hai dentro e non sai neanche da dove nasce, ma sai della Roma non ne puoi fare a meno“.

Già, “per noi la Roma è droga – ripete Marco Ruggieri, un libero professionista 40enne – questa coppa è per i diffidati, per chi ha fatto grande la curva e non c’è più”. È anche la coppa del vicesegretario del Pd Lazio Enzo Foschi che appena tornato da Tirana è corso al Circo Massimo perché “si può tornare a vincere non per nostalgia ma per fame di futuro“. Al centro della festa che celebra un sentimento, “ci fa sentire tutti uguali – afferma Marco Binetti, 44 anni – tutti romanisti”. Lo scrive la Repubblica.

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