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Roma, compie 40 anni una coreografia leggendaria (FOTO)

Oggi, 40 anni fa, veniva mostrata questa bellissima coreografia da parte della Sud

23 ottobre 1983, a Roma si gioca il derby. Giallorossi impegnati in “trasferta” contro la Lazio. Prima stracittadina dopo tre anni a causa della retrocessione dei biancocelesti. La Roma di Liedholm si presenta alla sfida da campione in carica con lo scudetto sul petto.

Sugli spalti appare una coreografia che diventerà poi iconica negli anni a venire, una dimostrazione d’amore allo stato puro: “Ti amo” – recita lo striscione sventolato con fierezza dai ragazzi del CUCS. Il derby venne poi vinto dai giallorossi per 2 reti a 0 grazie ai gol di Sebino Nela e Roberto Pruzzo. Ecco le parole di uno degli ideatori della coreografia, Vittorio Trenta, tra i leader storici del CUCS.

Come nacque l’idea?”

“Qualche tempo prima, vedendo durante una manifestazione sportiva internazionale. Erano le Olimpiadi di Mosca del 1980. L’ispirazione nacque da una grande rappresentazione con i cartoncini. Si trattava di un orso in rilievo su uno sfondo, era la mascotte dei Giochi Olimpici.

Così immaginammo di riproporla su quel modello, ma con con una scritta di forte impatto. La realizzammo in occasione di quel derby dell’ottobre 1983, che si sarebbe giocato in campionato dopo tre anni dal precedente”.

“Derby che fu il primo con lo scudetto sul petto per la Roma e quello del momentaneo ritorno in Serie A per gli altri. Eppure, il vostro messaggio non fu di sfottò.”

“Mah, guardi, noi abbiamo pensato sempre, prima di tutto, alla nostra Roma. Facevamo le cose con amore e passione per lei. E, nei nostri messaggi, questi sentimenti volevamo trasmettere. Poi, chiaro, gli sfottò non sono mai mancati. Penso a “Ciao ‘nvidiosi”, per dirne uno”.

“Quanto fu complicata la realizzazione?”

“Soffertissima, fino alla notte prima della partita. Pensi che lavorammo lo striscione dentro un appartamento di 70 metri quadrati. In pratica, occupava tutto lo spazio della casa. Avete presente quanto era gigante quella scritta? Quasi un chilometro…

Eravamo un gruppetto di persone, anche mia moglie. Ad un certo punto ci fu un problema con la lettera “M” e pensavamo di non riuscire a fare in tempo a concludere nei tempi della partita. Qualcuno fece mattina senza dormire. Ma alla fine arrivammo allo stadio e quelle due semplici parole fecero la storia”.

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