Daniele De Rossi ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Genoa. Di seguito le parole dell’allenatore giallorosso.
Su Dybala.
“Si è allenato veramente poco con noi. Prima non era un problema, iniziano a essere un paio di settimane che fa differenziato, dovremo capire le sue condizioni oggi e poi valuteremo”.
Avete stabilito un budget sul mercato?
“Nell’epoca del Fair Play Finanziario tutti siamo condizionati agli introiti, tra diritti tv e Champions. Per ora non abbiamo parlato di budget ma abbiamo condiviso la voglia di spenderli bene. Non c’è bisogno di spenderne tanti, davanti abbiamo squadra che hanno speso meno, c’è chi fa un calcio interessante senza spendere cifre folli. Dobbiamo anche valorizzare quelli che abbiamo”.
Conferma la durate triennale del suo contratto?
“Non stiamo aspettando nessuno. Stiamo chiacchierando. Ho avuto tante cose da fare, è l’ultimo dei pensieri. Per raggiungere l’accordo su ingaggio e durata ci abbiamo messo 10 minuti. Stiamo mettendo a posto delle cose, ma quando ci si stringe la mano così velocemente non è un problema se verrà annunciato domani o dopodomani. Manca pochissimo. Durata? Non è stato firmato e non se ne parla”.
Ora non siete più padroni del vostro destino per la Champions. Avete parlato di Lukaku, si è già rassegnato a perderlo?
“Eravamo padroni del nostro destino ma sapevamo che poteva andare diversamente. Avevamo delle partite difficilissime. Abbiamo parlato di cosa servirà alla Roma, non abbiamo parlato in particolare di un giocatore, di Lukaku o Abraham. Abbiamo fatto constatazioni sul mercato fatto in passato, mirato su giocatori pronti, mentre magari può essere anche positivo prendere giocatori e valorizzarli tu rendendoli un asset anche a lungo termine. Poi tra di noi manca ancora quella figura che metterà a posto tutti i tasselli con cui faremo anche dei nomi. E anche lì credo manchi pochissimo”.
Gasperini ha parlato anche lui di codice giallo su Ndicka. E poi ha detto che l’ultima con la Fiorentina la regala se ha già la Champions in tasca.
“Io e Gasperi ici siamo sentiti, ci siamo detti quello che dovevamo. Nella telefonata ci son ostati spunti di stima reciproca. Sono polemiche che si creano, ognuno tira acqua al proprio mulino col proprio punto di vista. Le nostre perplessità non erano sull’Atalanta, gliel’ho spiegato, era un discorso globale. Ma questo è stato superato. Sappiamo che la partita dell’Atalanta è stata rinviata per una tragedia, la nostra per una cosa che sembrava potesse diventarlo. Siamo a posto con la coscienza. Io mi riferivo al recupero dopo il campionato. Non c’è bisogno di favori, dovevamo farceli da soli i favori facendo meglio a Bergamo. Non abbiamo avuto problemi a fargli i complimenti”.
Ha una lista di intoccabili sul mercato dai quali vuole ripartire?
“Sì. Non te li dico, non è carino né giusto. Se ti dicessi 2 ,3 ,5 o 10 nomi pensa chi non dovesse esserci mi direbbe che dovevo parlargliene prima. Qualche incedibile magari può andare via, qualche non cedibile può restare, non si sa mai. Poi magari giocatori incedibili vengono rimpiazzati alla grande, altri che invece erano ‘cedibili’ si rivelano grandi acquisti per la stagione successiva. È tutto prematuro”.
Chiederà dei big o si adatterà a quello che si troverà?
“Prima di me ci sono stati Mourinho e Fonseca, ognuno ha il suo modo di costruire La Rosa. La costante è che siamo sempre arrivati quinti, sesti ,settimi, bisogna cambiare qualcosa. La costante è un piazzamento rispettoso ma non quello che vogliamo. Un allenatore forte si fa comprare i giocatori che vuole, si impone, una società forte deve accontentare l’allenatore nei limiti delle possibilità. Certo se chiedi giocatori da 100 milioni sei matto. Ma ogni big o no che arriverà dovrà avere innanzitutto fame. Devono sentire che arrivare alla Roma è la cosa migliore che potesse succedergli. Senza fame non serve big o giovane, non c’è un’etichetta questa. Abbiamo poi visto anche giovani che hanno meno fame dei ‘vecchi’. Deve avere fame come intenzione e voglia, non solo nelle gambe. Per me la maglia ha un valore, ma chi non era della Roma andava a duemila. Pjanic ad esempio è stato insultato perché è andato alla Juve, ma ha sempre fatto tutto quello che doveva. Andava al massimo. Poi farli rendere al meglio dipende da me, devono avere le motivazioni giuste e andare forte, come istinto e stimoli”.
Ha avuto modo di riflettere su quale è il settore di campo dove vanno messe più le mani?
“Come prima, sì ma non te lo dico. Uno si fa un’idea, non entra nel dettaglio più stretto perché domani c’è una partita. Ieri sono stato undici ore e mezza a Trigoria, magari nell’unica oretta libera la spendo per capire. Ma non posso dargli più del 5%, è presto per capire anche perché manca ancora chi deve decidere insieme a me. E non sono cose che si dicono in pubblico. Ho letto già di tutto, che io ho chiamato questo o quell’altro. E non sono cose che sono successe. Anche se a volte ho preso qualche idea. Ma ora non ho tempo da perdere su queste cose”.