Nostalgia Mourinho, la “lotta al sistema” che manca ai giallorossi

Nella burrasca sentimentale e tecnica che sta vivendo la Roma l'invettiva dello Special One manca sempre di più

Aureliano, Mourinho

Tempi duri per la Roma e per i romanisti, la sensazione di aver perso ogni punto di riferimento dilaga e, si sa, è nei momenti più bui che la nostalgia torna prepotente a farsi sentire. E non serve andare troppo indietro nel tempo per ricordare chi, per la Roma, ha lottato; chi, alla Roma, oggi manca un po’ di più.

José Mourinho prima e Daniele De Rossi poi, hanno incarnato a pieno lo spirito giallorosso, portando avanti battaglie, facendoci sentire tutti parte di qualcosa. Il nostro ormai ex “capitan futuro” a Roma ci è nato e cresciuto, ha mangiato pane e romanismo per tutta la vita, ha risposto presente quando la sua Roma aveva più bisogno di lui. Lo ‘Special One invece è stato capace di conquistare i cuori della gradinata, era un’illusione trasformata in realtà e, dopo averci regalato la prima conquista nel 2022, ci ha portati sul tetto d’Europa, anche se solo per 55 minuti.

Ed è lì, proprio in quella notte ormai lontana, che Mourinho ci ha messo la faccia: senza nessuno a coprirgli le spalle si è schierato in prima linea per difendere la Roma e i romanisti, per difendere la casa che l’ha accolto a braccia aperte e che oggi non ha più nessuno che, come lui, “lotta contro il sistema“. Sono sempre di più gli episodi arbitrali a sfavore della società giallorossa, ma sono sempre di meno le parole spese contro queste ingiustizie. Perché le cose sono cambiate e oggi sulla nostra panchina non siede né il figlio di Roma né il guerrigliero di Setubal. Lo Special One, infatti, oggi è in Turchia, sta vivendo una nuova avventura alla guida del Fenerbahçe e anche da lì porta avanti le sue battaglie, ricordandoci, dopo l’ennesimo errore arbitrale di Verona, quanto ci manchi qualcuno che difenda la Roma con le unghie e con i denti.

E proprio per quell’invettiva spregiudicata ogni parola di Mourinho diventa virale e spesso arriva fino a noi. Leggendo le sue dichiarazioni dopo la vittoria strappata al Trabzonspor al 102′ il vuoto mediatico e sentimentale che stiamo vivendo cresce a dismisura: “So quello che mi è stato detto, anche prima di venire. Non ci credevo. È anche peggio di quello che pensavo. Ma preferisco stare da questa parte. È più difficile, perché giochiamo contro buoni avversari come lo è il Trabzonspor: hanno tanti buoni giocatori e un allenatore storico. Ma giochiamo contro un sistema. E giocare contro un sistema è la cosa più difficile. Stasera abbiamo disputato la partita contro una buona squadra, contro un’atmosfera forte, contro il VAR e contro un sistema. Quindi molto difficile. Ecco perché abbiamo festeggiato così tanto questa vittoria. È incredibile aver vinto questa partita contro così tante persone potenti. Non ci arrenderemo. Sappiamo quello che abbiamo. Do la colpa a quelli del Fenerbahçe che mi hanno portato qui, mi hanno detto solo metà della verità perché se me l’avessero detta tutta non sarei venuto. Ma con mezza verità, con i miei ragazzi combattiamo l’avversario, combattiamo il sistema“.

 

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