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L’Identikit, Paulo Fonseca: possesso, pazienza e 4-2-3-1 (FOTO/VIDEO)

Il portoghese, dal 2016 allo Shakthar, sembra destinato a essere il nuovo allenatore della Roma

La panchina della Roma tornerà a parlare straniero, nello specifico portoghese. E sarà la prima volta che un lusitano guiderà i giallorossi: tra i 24 allenatori stranieri della storia del club capitolino nessuno aveva i suoi natali dalle parti di Lisbona. Anche se Paulo Fonseca in realtà nasce a Nampula, in Mozambico, il 5 marzo 1973.
Dopo una carriera da difensore centrale, interamente passata nel campionato portoghese, dal Barreirense al Porto passando per il Maritmo e arrivando al Vitoria Guimaraes, nel 2005, anno del suo ritiro, inizia ad allenare l’Estrela Amadora.

Portogallo

Fonseca inizia la sua esperienza nelle giovanili dell’Estrela Amadora. Prosegue, fino al 2009, in categorie minori, per poi approdare nella Serie C portoghese alla Pinhalnovense che guida per due anni consecutivi ai quarti di finale della Coppa di Portogallo.

Nel 2011 sale di categoria: approda, infatti, in Serie B sulla panchina del Desportivo Aves. Conquista la promozione e raggiunge nuovamente i quarti della Coppa nazionale. La stagione 2012-2013 è quella della consacrazione: Fonseca guida il Paços de Ferreira ad un clamoroso terzo posto, qualificando la squadra alla Champions League (seppur preliminari) per la prima volta nella sua storia. In quella stagione perde solamente 6 delle 41 partite giocate, contro le tre grandi del calcio portoghese: Benfica, Porto e Sporting Lisbona. In Coppa giunge alle semifinali, eliminato proprio dal Benfica.

La stagione successiva viene assunto dal Porto, ma le cose non vanno come sperato: nonostante un promettente inizio, con la vittoria della Supercoppa di Portogallo, il 5 marzo 2014 (nel giorno del suo 41° compleanno) viene esonerato. Nonostante la semifinale di Coppa e agli ottavi di Europa League (retrocessi dalla Champions), alla dirigenza del Porto non va giù il terzo posto in campionato a 9 punti distanza dal Benfica . Lo stesso Fonseca, qualche tempo dopo, ha ammesso: “Forse sono arrivato troppo presto al Porto. Oggi le cose sarebbero andate diversamente“.

Riparte di nuovo dal Paços de Ferreira, ma in campionato non va oltre l’ottavo posto e in Coppa si ferma agli ottavi di finale. Nella stagione 2015-16 siede sulla panchina del Braga che conduce al quarto posto in classifica e ai quarti di finale di Europa League. Ma il miracolo accade in Coppa di Portogallo, vinta proprio a spese del Porto: i biancorossi non trionfavano da 50 anni. Il 2015-2016 è anche l’ultima annata di Fonseca in Portogallo.

Ucraina

Nell’estate del 2016 passa allo Shakhtar Donetsk. Curiosità: fu proprio la squadra ucraina ad estrometterlo dall’Europa League con il Braga l’anno precedente. Fonseca è chiamato a guidare gli arancioneri dopo 12 anni di regno Lucescu, che ha deciso di lasciare Donetsk e trasferirsi in Russia allo Zenit. In Ucraina il portoghese non trova una situazione rosea: in primis, la guerra civile ha costretto la squadra a spostarsi a Kharkiv, poi il club ha venduto alcuni dei suoi giocatori migliori (Douglas Costa, Luiz Adriano, Fernando, Teixeira) senza, di fatto sostituirli.

 

Fonseca trionfa: mette in bacheca, in tre stagioni, tre campionati, tre Coppe d’Ucraina e una Supercoppa d’Ucraina. In Europa, nella prima stagione, viene eliminato nel terzo turno preliminare di Champions League dallo Young Boys, qualificandosi per l’Europa League, nella quale chiude il girone a punteggio pieno, venendo poi estromesso dal Celta Vigo (semifinalista di quell’edizione) nei supplementari dei sedicesimi. Nel 2017-18 partecipa alla Champions League e viene eliminato agli ottavi dalla Roma, poi semifinalista. Nel 2018-19 arriva terzo nel girone di Champions (con una pesante sconfitta per 6-0 sul campo del Manchester City) e in Europa League esce ai sedicesimi di nuovo contro una futura semifinalista, l’Eintracht Francoforte.

Come gioca Fonseca

Il modulo prediletto dall’allenatore portoghese è il 4-2-3-1, basato sul totale controllo del pallone e delle posizioni. Condizione di base del gioco di Fonseca è avere in squadra almeno 4-5 giocatori bravi nel palleggio, compreso il portiere, per far partire l’azione dal basso e articolare l’azione offensiva attraverso una ragnatela di passaggi.

Le squadre di Fonseca fanno della pazienza la loro maggior virtù, insistendo su un possesso lento e ragionato che coinvolge, anche a più riprese, persino l’estremo difensore. Nella fase di costruzione la squadra si dispone con una sorta di 3-4-3 a rombo: i difensori centrali si allargano e uno dei due mediani (quello con meno proprietà di palleggio) si abbassa tra di loro. I terzini si alzano e giocano a tutta fascia e i due esterni entrano nel campo. In questo modo, la squadra attira il pressing degli avversari. Se l’avversario di turno pressa alto, la circolazione di palla coinvolge il portiere che, in mancanza di soluzioni, lancia in diagonale sul terzino del lato opposto. In caso di avversario attendista, invece, i quattro uomini di attacco (le due ali, il trequartista e la punta), giocano vicinissimi e stretti, lasciando sempre le corsie esterne agli infaticabili terzini.

In fase difensiva la squadra si sistema con il 4-4-2 e praticamente mai fa affidamento al pressing alto, questo per mantenersi compatta e tenere i reparti corti, togliendo spazio all’avversario, con le punte che schermano le linee di passaggio tra difesa e centrocampo avversario e la difesa che si alza leggermente. Le squadre di Fonseca, comunque, sono sempre pronte ad accorciare verso la palla, qualora l’azione avversaria si facesse pericolosa: se, ad esempio, l’ala riceve palla nello spazio tra i reparti, il terzino la attacca alle spalle e sfrutta una sorta di “tripla marcatura” che arriva dal pressione dell’ala e del mediano di riferimento.

Il palmares di Paulo Fonseca (grafica: Transfermakt.it)

 

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