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L’Avversario, l’Athletic Club di Bilbao: forgiati nella storia e nell’orgoglio basco (FOTO/VIDEO)

Domani sera al Renato Curi di Perugia la Roma sfiderà l’Athletic Club di Bilbao. Storia e attualità del club basco più titolato di Spagna

Origini e Fondazione, la diffusione del football nei Paesi Baschi

Il club trae le sue origini nel corso del XIX secolo in Biscaglia, una provincia della comunità autonoma dei Paesi Baschi. In quel periodo erano frequenti gli sbarchi nel porto di Bilbao di materie prime, tecnici e operai provenienti dal Regno Unito. In un progetto di scambio culturale, diversi giovani bilbaini della borghesia locale si trasferivano in Inghilterra per studiare in alcuni dei più prestigiosi college inglesi, apprendendo così la cultura britannica. Grazie a questo scambio nei Paesi Baschi arriva il football: sport che viene aggregato agli sport tipici praticati nella zona. La passione travolgente per questa nuova attività sportiva si trasforma rapidamente nel Bilbao Foot-ball Club.

Nel 1898 il diffondersi del football nei Paesi Baschi porta alla nascita del primo club basco ufficiale: l’Athletic Club. Nel febbraio del 1901 vennero redatte le regole di gestione del club che furono accettate e rese effettive l’11 giugno dello stesso anno. Dopo aver ricevuto il permesso del governo civile, il club divenne effettivo il 5 settembre del 1901 con 33 membri fondatori e il presidenze Luis Marquez Marmolejo. Inizialmente ci fu rivalità con il Bilbao Foot-ball Club, ma le due squadre decisero di unirsi fondendosi in una squadra chiamata Bizkaia.

L’Athletic Club o Bizkaia vincitrice della Copa del Rey del 1903 contro il Madrid

Il risultato fu clamoroso, la formazione basca alla sua prima apparizione vinse la prima edizione della coppa nazionale nel 1902 contro il Barcellona per 2-1. Gli inizi del club sono strepitosi, nei primi anni vincono anche il campionato e nel 1903 replicano la vittoria nella Copa del Rey del 1903 contro il Madrid.

Una data assolutamente da ricordare nella storia dei bilbaini è il 9 gennaio 1910, giorno in cui vestirono per la prima volta i colori rojiblanco che caratterizzano tutt’oggi la prima divisa ufficiale.

L’innovatore Frederick Pentland e il primo doblete della storia della Spagna

Il club ha vinto per tre edizioni di fila la Coppa di Biscaglia (l’ultima nel 1916), dopodiché arriva un periodo di disgrazia in concomitanza con la prima guerra mondiale. Sarà con l’arrivo dell’allenatore britannico Frederick Pentland nel 1922 che si aprirà una lunga stagione di successi. Pentland inserì l’allenamento fisso quotidiano e il pagamento di uno stipendio fisso per i giocatori dell’Athletic. La Stagione 1928-1929 vede la nascita della prima lega spagnola formata da 10 squadre e il relativo primo campionato nazionale. Ad imporsi è il Barcellona, ma l’Athletic è la squadra che segna il maggior numero di gol e la stagione seguente non fatica ad imporsi con il primo storico doblete: Copa del Rey e Liga. Tra le vittorie c’è anche il record storico della vittoria più larga del campionato spagnolo: il 12-1 che i baschi rifilarono al club blaugrana.

Gli anni ’40 e i cambi imposti dal regime

Fino al 1941 c’è un periodo di transizione in cui la squadra viene lentamente ricostruita e il governo franchista obbliga, con la nazionalizzazione e l’imposizione della lingua spagnola, a modificare il nome del club in Atlético de Bilbao. Nel 1942-43 il club torna alla vittoria con un’altra storica doppietta e fino al 1950 l’Athletic vince altre 4 coppe nazionali. Ai mondiali di calcio del 1950, Zarra, calciatore di rilievo del Atlético de Bilbao segna il gol della vittoria per 1-0 della Spagna contro l’Inghilterra. Questo episodio lo elevò ad eroe nazionale.

Gli anni ’50. Zarra e Daucik

Gli anni ’50 non sono il massimo per il club che faticò a trovare una propria dimensione d’alta classifica. Poi arrivò Ferdinand Daucik, allenatore slovacco celebre per la linea offensiva composta da Iriondo, Venancio, Zarra, Panizo e Gaìnza. Grazie a lui l’Athletic vince in due anni, 2 volte la coppa nazionale e un campionato. Nel 1956 l’Athletic Club partecipa per la prima volta ad una coppa internazionale. L’esordio li vede trionfare contro gli ungheresi dell’Honved, ma poi vengono eliminati nei quarti di finale di Coppa dei Campioni dal Manchester United.

Gli anni ’60 e ’70, la bandiera Iribar e la storica finale di Coppa Uefa

Il 1962 è l’anno in cui viene sottoscrivvo il contratto di José Angel Iribar, egli vestirà la magliar ojiblanca per 18 stagioni consecutive e concluderà la carriera nel club. Al 2012, è il giocatore dell’Athletic con più presenze all’attivo; in tutto sono 614, contando campionato e coppe, sia nazionali che europee. Gli anni ’60 e ’70 sono poveri dal punto dei trionfi, l’Athletic vince in due occasioni la coppa nazionale e non riesce a vincere altri titoli. Dal punto di vista societario nel 1973, dopo 75 anni dalla fondazione, avviene il primo congresso dei Peñas del Athletic, supporters del club. Quattro anni più tardi l’Athletic Club dopo aver sconfitto il Milan di Capello e Alberotsi e il Barcellona di Crujiff, riesce ad arrivare in finale di Coppa Uefa, ma la Juventus vinse a Torino per 1-0 e riuscì a difendere il risultato grazie al gol siglato in trasferta nella sconfitta per 2-1 del San Mamés. Dalla stagione seguente il club attraversa un lungo periodo di anonimato.

Javier Clemente, il ritorno in Europa negli anni ’80 e la celebre doppietta dell’83

Oltre a questo, la stagione successiva diviene un’altra stagione chiave nella storia dei rojiblancos; la panchina viene affidata a Javier Clemente, precedentemente allenatore della squadra B. Egli rende il gioco dell’Athletic più appassionante e divertente e inoltre inserisce molti giovani nelle file della prima squadra che, con l’aiuto dei veterani già presenti, divengono essi stessi una colonna portante della squadra negli anni futuri. Il primo anno porta l’Athletic in quarta posizione, che gli vale un posto in Coppa UEFA.

La stagione 1982-83 vede l’Athletic laurearsi, dopo 27 anni, campione di Spagna. Il campionato è segnato da una lotta serrata tra l’Athletic e il Real Madrid che si decide in favore dei baschi solo all’ultima giornata, quando i rojiblancos vincono a Las Palmas e il Real perde 1-0 a Valencia.

Il titolo vinto porta nelle strade circa un milione di appassionati in tutta la Biscaglia per festeggiare il successo. La squadra percorre su una barca (battezzata Athletic) il fiume Nervión dove riceve il plauso dei tifosi posizionati su entrambe le sponde.

L’anno successivo l’Athletic bissa la vittoria in campionato, con l’aggiunta della conquista della coppa dopo aver sconfitto per 1-0 il Barcelona in finale. La partita è tristemente nota per lo scontro tra i giocatori a fine partita, tra i quali Maradona. Anche questa volta, la doppietta in campionato e coppa fa scatenare la festa in tutta la Biscaglia.

Gli anni ’90, l’anonimato e il centenario

Nonostante la guida tecnica di Jupp Heynckes nel 1992, gli anni fino al 2000 sono molto duri. Ma l’Athletic Bilbao si caratterizza sempre di più per la compravendita sul mercato di solo giocatori baschi, senza cedere alle tentazioni del mercato moderno.

Nel 1998 l’Athletic Club festeggia il suo centenario con la qualificazione alla Champions League. Oltre che sul piano sportivo il centenario viene festeggiato in vari modi, tra i quali un concerto di Luciano Pavarotti al San Mamés, un’amichevole casalinga contro il Brasile e una carovana in viaggio per vari luoghi della Biscaglia. Le due stagioni successive, però, sono molto altalenanti e prive di successi, sia in campo nazionale che internazionale.

Il centenario dell’Athletic Club di Bilbao e l’amichevole contro il Brasile

Nel 2010 un sondaggio condotto tra i tifosi dell’Athletic dalla dirigenza circa la possibilità di tesserare giocatori stranieri (cambiando le regole di tesseramento) ebbe come risultato il 93% di risposte negative, confermando l’attaccamento dei tifosi alla nota tradizione del club. Un secondo sondaggio relativo alla possibilità di tesserare giocatori oriundi (stranieri di origini basche) ebbe come risultato il 57% di risposte affermative, ma solo se di prima generazione (con genitori o nonni baschi) oppure che abbiano iniziato a giocare nelle giovanili di squadre basche oppure con comprovata fede calcistica rojiblanca.

Gli anni 2000 e il vivaio che inizia a sfornare calciatori ambiti da tutta Europa

Gli anni duemila non si caratterizzano per particolari risultati sportivi, ma è negli anni 2010 che il Bilbao torna a brillare di luce propria: dal vivaio escono giocatori del calibro di Iker Muniain, Oscar de Marcos, Mikel San José, Markel Susaeta e Ander Iturraspe.

La squadra presenzia spesso in Europa e nel 2012 raggiunge la finale di Europa League poi persa contro l’Atletico Madrid di Simeone e Falcao.

L’Athletic club torna ad essere un club di caratura internazionale: dal 2013 al 2017

Nella stagione 2013-2014, con un sorprendente quarto posto in campionato, il Bilbao, guidato di nuovo da Ernesto Valverde, ottiene l’accesso ai preliminari di Champions League, ritornando così nella massima competizione europea dopo sedici anni. Il 27 agosto 2014 l’Athletic, grazie al pareggio esterno per 1-1 e al successo casalingo per 3-1 contro il Napoli, accede alla fase a gironi di Champions, che non riuscirà, però, a superare.

Ibai Gomez vs Napoli

Il terzo posto nel girone garantisce l’accesso ai sedicesimi di Europa League, dove la squadra basca è eliminata dal Torino, capace di vincere per 3-2 al San Mamés dopo aver pareggiato per 2-2 all’andata. La compagine biancorossa raggiunge inoltre la finale di Coppa del Re, persa per la terza volta con il Barcellona (3-1). La stagione si chiude con il ritiro dall’attività agonistica di Andoni Iraola, che lascia il club dopo dodici stagioni di militanza ininterrotta, con 510 partite disputate (quarto giocatore più presente di sempre con la maglia dell’Athletic).

Il 17 agosto 2015, dopo aver vinto la finale d’andata per 4-0 al San Mamés con tripletta di Aritz Aduriz (che sarà autore di 36 gol in stagione), l’Athletic torna a vincere un trofeo dopo trentuno anni, pareggiando 1-1 contro il Barcellona campione d’Europa e di Spagna in carica al Camp Nou nella finale di ritorno della Supercoppa di Spagna. Nell’Europa League 2015-2016 la squadra è eliminata ai quarti di finale ai tiri di rigore dal Siviglia, poi vincitore del torneo. Nel campionato 2015-2016 si piazza quinta, accedendo all’Europa League dell’anno seguente. Valverde lascia la panchina alla fine della stagione 2016-2017, conclusa al settimo posto e con l’eliminazione ai sedicesimi di finale di Europa League.

L’ultima stagione, il crollo Berrizzo e la scoperta Gaizka Garitano. La speranza per una nuova rinascita

Nell’estate del 2018 la panchina basca è affidata ad Eduardo Berizzo. Dopo quattordici giornate, nel mese di dicembre, la dirigenza esonera il tecnico argentino, che ha ottenuto una sola vittoria, con la squadra che staziona in zona retrocessione. Gli subentra il tecnico della squadra riserve, Gaizka Garitano, con cui il rendimento della squadra migliora, tanto che nella prima settimana del 2019 la squadra si tira fuori dai bassifondi della classifica.

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Gaizka Garitano

La risalita prosegue fino ad aprile, con il raggiungimento del settimo posto, ma una sconfitta all’ultima giornata contro il Siviglia fa scivolare i baschi all’ottavo posto finale, lasciandoli fuori dalla prossima edizione dell’Europa League. Garitano ha raccolto comunque 43 punti in 24 giornate, uno dei migliori risultati nella storia del club.

Il San Mamés, la casai dei Los Leones

Il numero dei tifosi, il seguito e il successo del club furono talmente elevati da convincere le autorità locali e il presidente del club della necessità di costruire uno stadio che potesse ospitare il gran numero di supporter al seguito del club: la zona fu individuata tra la Gran Via e l’asilo San Mamés. Il progetto del nuovo stadio fu affidato all’architetto Manuel Maria Smith e i lavori incominciarono il 20 gennaio del 1913. L’impianto prevedeva 3500 posti a sedere e fu inaugurato il 21 agosto del 1913 alla presenza di Re Alfonso XII.

L’origine del San Mamés

Il nome dello stadio fu quello di San Mamés, tratto dall’omonima chiesa adiacente dedicata a Mamante che, nel Martirologio romano è un giovane cristiano che, al tempo dei romani, per fede venne gettato in pasto ai leoni. Questi, però, si rifiutarono di mangiarlo. Storia da cui arriva anche uno dei soprannomi del club basco: los leones.

Il 28 aprile 1962 vengono inaugurate le illuminazioni elettriche alll’interno dell’impianto. Mentre nel 1982 viene selezionato come una delle strutture dei mondiali di Spagna vinti poi dall’Italia di Bruno Conti.

Il progetto, opera dell’architetto César Azkarate, è datato 2006 ed i lavori sono iniziati tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010, per essere completato nel 2013 ed inaugurato ufficialmente il 15 luglio 2013. Lo stadio ospita le gare casalinghe dell’Athletic Bilbao dalla stagione 2013-14al posto del precedente impianto, sia pure con una curva incompleta durante la prima stagione.

San Mamés oggi

A livello europeo, risulta essere uno stadio a 5 stelle UEFA ed arriverà ad avere, una volta completo, una capienza di 63.289 posti. Il costo per i lavori si aggira attorno ai 173 milioni di euro

L’Athletic Club oggi e il match contro la Roma

Con una rosa composta da 27 giocatori e un’età media di 27,1 anni e solo il 7.4% di stranieri presenti in rosa, l’Athletic Club è l’unica squadra che tutt’oggi detiene il record in Spagna (condiviso con Real e Barcellona) di non essere mai stati retrocessi.

Nell’ultima amichevole persa per 2-1 contro il Racing Santander lo scorso 4 agosto, l’Athletic Club è scesa in campo con il 4-4-2:  Herrerin; de Marcos, Vivian, Martinez, Balenziaga; Agirrezabala San José, Etxebarria, Vesga; Ibai Gomez, Aduriz. Possibile ipotizzare qualche cambio tra le fila dei baschi, ma il modulo dovrebbe essere mantenuto.

 

 

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