“Sono contento per lui, è un grande orgoglio anche per me che l’ho allenato”
Intervenuto durante il palinsesto serale di Teleradiostereo, Amar Osim, ex allenatore di Edin Dzeko ai tempi del Zeljenizcar, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
Qual è il primo ricordo che la lega a Edin Dzeko?
Si vedeva già dai primi passi che Edin era qualcosa di diverso, già a 11 anni faceva la differenza con i pari età e lo abbiamo seguito passo dopo passo.
La fortuna ha voluto che diventassi l’allenatore della prima squadra del Zejeznicar e di conseguenza il tecnico di Dzeko, che nel frattempo si era aggregato a noi.
Ha capito fin da subito che Dzeko sarebbe diventato un giocatore internazionale?
Come dicevo in precedenza, si capiva che aveva qualcosa in più. Ma allo stesso tempo era difficile immaginare un percorso del genere, in Bosnia c’erano tanti problemi, in un paese in grande difficoltà dopo la guerra, ma lui è stato bravissimo.
Lo sente ancora?
Si, certo. Sono venuto a vedere anche alcune sue partite, contro lo Shakthar, gara in cui segnò, sono venuto col Barcellona e segnò anche in quell’occasione. Prossimamente verrò a gennaio per Roma-Juve…speriamo di portare fortuna a lui e alla Roma.
E’ sorpreso di vedere l’evoluzione di Dzeko nella sua carriera?
Sono contento per lui, è un grande orgoglio anche per me che l’ho allenato.
Difficile ipotizzare che un giovane calciatore, partito dalla Bosnia, potesse avere l’opportunità di vincere in Germania, al Manchester City e diventare alla Roma un pilastro, un giocatore importantissimo.
Dzeko nell’ultima estate ha rifiutato il trasferimento all’Inter per restare in giallorosso: decisione giusta?
Non esiste solo il lato tecnico in una scelta simile, c’è anche l’aspetto umano, degli affetti. Lui a Roma si trova molto bene, ci sono nati i figli, la sua famiglia è legata alla città. All’Inter probabilmente avrebbe potuto giocare per vincere qualche titolo in più, ma la Roma è stata anche una scelta di cuore.
Sta crescendo il movimento bosniaco? Quant’è difficile allenare in Bosnia?
E’ difficile come in tutte le altre parti, non ci sono grandi differenze. Ci sono sempre dei risultati da raggiungere e presidenti con poca pazienza.
Il nostro calcio sta crescendo, ma ci sono ancora molte cose che non vanno e problemi da risolvere.