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Fonseca, una vittoria nata dal cambiamento

La capacità di lettura delle gare del portoghese sta facendo la differenza

Parla di ricerca e di bisogno di dominare, di calcio spettacolo, iper-offensivo, poi tac: la vince quasi a scacchi. Mossa dopo mossa. Da “italiano” non medio. Fonseca non si offenderà di certo. Quel termine sta per “stratega”, non viene certo usato con disprezzo. Talvolta serve anche questo, vincere senza necessariamente ricercare la bellezza ma solo con la forza, con l’atteggiamento giusto, tosto, da squadra che non si distrae. La Roma di Verona ha prodotto un calcio sofferente e intelligente, Fonseca ha pensato a una strategia diversa, sapendo che Juric avrebbe impostato una gara molto fisica, tanto sulle mischie.

Ecco perché Santon e non Florenzi o un claudicante Spinazzola; ecco perché si è lasciato meno spazio al possesso palla, la difesa è stata spesso bassa etc etc. Un cambio di atteggiamento, contingente, non strutturale. Fonseca è italiano in questo senso: cambia, si adatta, non si fossilizza: «Mi piace giocare nella metà campo avversaria, ma contro una squadra aggressiva come il Verona, non è possibile. Conta la profondità, non il possesso. Chiaro: a me piace di più avere la palla, poterla gestire. Stavolta non era facile. Il calcio che amo è fatto di possesso, di dominio, ma non sempre si può fare, questa non era l’occasione».

Infatti la squadra gli è piaciuta per alcune caratteristiche, sicuramente meno per altre: «Non è stato un bel gioco, questo è sicuro. Ho visto una grande attenzione da parte dei ragazzi. Era tanto importante entrare in campo con l’atteggiamento giusto, concentrati, affrontare questo tipo di partita con un grande spirito di gruppo e disponibili alla sofferenza. Difficile giocare contro una squadra così aggressiva».
Lo riporta “Il Messaggero”.

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