L’ex ds giallorosso racconta la sua parentesi romana, segnata dalla tante difficoltà avute nel suo periodo. Fra tutte, l’essere stato lasciato solo
La sfida di Europa League contro il Siviglia metterà la Roma nuovamente faccia a faccia con Ramon Monchi: l’ex direttore sportivo giallorosso è stato forse uno dei più grandi rammarichi di James Pallotta come presidente giallorosso. Arrivato come un vero e proprio salvatore della patria, in poco tempo il ds ha visto i suoi progetti andare in fumo, fino all’amarissimo addio dello scorso anno. I tifosi giallorossi non hanno mai gradito il suo operato, sopratutto per quanto riguarda il mercato, e lo stesso Monchi qualche giorno fa è tornato a parlare proprio del suo periodo romano:
“Quando ho accettato la proposta della Roma – ha detto ad una platea incuriosita di studenti – ho anche accettato di cambiare habitat, lasciando la famiglia qui, cambiare posto di lavoro, nazione, lingua eccetera. Eppure ci ho messo quattro mesi solo per capire in quale contesto fossi capitato. Tutti pensavano: “Vabbè, lui è Monchi, dicono che è bravissimo, in fondo ha solo cambiato ufficio”. In realtà per quattro mesi nessuno si è occupato di aiutarmi come persona. E non è stato facile”. Lo riporta Il Romanista.