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Nuno Romano: “Per la ripresa del campionato ci vogliono 3 settimane di preparazione” (FOTO)

“I giocatori si allenano anche dal punto di vista mentale”

Nuno Romano, il fitness coach nello staff di Paulo Fonseca, il quale intervenuto in diretta sul profilo Instagram della giornalista portoghese Claudia Garcia ha dichiarato: “Restiamo in casa 24 ore su 24 ore, usciamo solo per le cose estremamente necessarie. Il lavoro da casa è completamente differente, cambia tutto, è da inventare. All’improvviso non fai più quello che sei abituato a fare. E’ una situazione completamente nuova. Bisogna cercare di mantenere la miglior forma possibile per i giocatori, facendoli allenare in casa“.

 

Sulla divisione dell’allenamento.
“Sono un po’ diversi, abbiamo fatto un piano di allenamento personalizzato per tutti i calciatori. E’ diverso in piccole cose, anche se i principi e il grosso del lavoro sono gli stessi. Poi ci sono cose che vanno adattate alle caratteristiche e al ruolo di ogni giocatore. Nella Roma a partire dal 12 di marzo siamo entrati in isolamento. Pensavamo che sarebbero stati pochi giorni, ma ora sono diventati quasi due mesi. Abbiamo stilato un programma settimanale che viene inviato ai giocatori, inoltre abbiamo stabilito un orario e dei giorni settimanali in cui facciamo una diretta con il gruppo, attraverso delle slides, con la partecipazione anche dello staff medico. In questa situazione è impossibile lavorare al massimo con gli atleti, di qualsiasi sport, ma si cerca di fare il possibile per mantenere una certa forma. Si lavora anche dal punto di vista psicologico, mentale. E’ più un controllo che un vero allenamento. Il sovraccarico e l’intensità, ovviamente, sono differenti rispetto agli allenamenti in campo. E’ una preparazione simile a quella che i giocatori fanno durante il loro periodo di ferie. Si fa una sorta di mini-preparazione rispetto all’inizio della stagione. Bisogna stare attenti all’alimentazione, c’è un piano alimentare individuale fatto con il nutrizionista. Lavoriamo a livello muscolare e di resistenza. In quattro settimane l’atleta perde la forza massima e la capacità di produrre potenza diminuisce”.

 

Sul controllo dei calciatori.
“Si perdono alcuni parametri che si seguono durante un periodo normale. Monitoriamo il carico dei lavori e si cerca di replicare quanto più possibile quello che si fa in campo. Un giocatore è abituato ad allenarsi in un campo e all’improvviso lo deve fare in una stanza o in un giardino. Diventa difficile fare lo stesso, quasi impossibile. Qui non si può correre fuori casa, altrimenti avremmo la possibilità di seguirli con un gps. Si possono però stabilire la frequenza cardiaca di ciascun atleta attraverso una ‘lan’ che me lo comunica su ‘icloud’. Poi c’è una scala di valori, da zero a dieci o da zero a cento, attraverso cui il giocatore ci dice quanto è stato difficile l’allenamento. Noi di solito cominciamo l’allenamento in campo alle 11 di mattina, in genere dura un’ora e mezza, poi i giocatori fanno alcuni esercizi specifici o fisioterapia e pranziamo tutti insieme”.

Cosa fai a Roma di solito nel tempo libero?
“Non mi piace dormire. Cerco di finire le ultime cose che riguardano il mio lavoro, a volte giro per Roma, che è una città fantastica, altre volte invece studio. A Roma abbiamo incontrato giocatori molto professionali, non pensavamo di trovare una cosa simile. E’ una fortuna per noi dello staff. In questo periodo siamo tranquilli che loro stiano lavorando nel migliore dei modi in casa. Siamo contenti di avere un gruppo così”.

Differenze con i giocatori ucraini?
Gli ucraini hanno una cultura fisica dell’allenamento, gli italiani meno. I giocatori passano con noi preparatori fisici quattro ore al giorno, per il resto dipende dall’educazione alimentare e fisica di ognuno di loro. E’ stato difficile reinventarsi in poco tempo nel sistema di allenamento, e non sai mai se è la scelta migliore quella intrapresa. E’ una novità per tutti. Un’altra difficoltà è mantenere concentrati i giocatori e cercare di sapere se fanno quello che gli hai detto. Poi dal punto di vista personale la maggior difficoltà è la lontananza rispetto ai familiari, un po’ di ansia dovuta anche al fatto che mio padre è medico e quindi penso tanto al fatto che lui stia in prima linea in Portogallo e potrebbe infettarsi.

Quanto tempo serve per riportare al meglio la squadra prima di tornare a giocare?
In precampionato si conosce il tempo a disposizione e ci si prepara. Oggi invece ancora non si sa e non si è mai saputo. Noi ci aggiorniamo giorno dopo giorno. Quando si riprenderanno gli allenamenti sarà un lavoro duro per noi preparatori. Si avranno a disposizione tre settimane per preparare un calendario intenso e competitivo di due mesi.

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