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Zaniolo: “Totti e De Rossi simboli di Roma. Mi piacerebbe diventare una bandiera di questo club”

Tra le altre cose il calciatore giallorosso ha raccontato il suo rapporto con la città di Roma, con la maglia che indossa e con una leggenda del club come Francesco Totti

Nicolò Zaniolo si racconta a Sky Sport 24: l’infortunio, il debutto in Champions, la Nazionale, i momenti difficili, la quarantena e il futuro. Le sue parole:

Come va la tua quarantena?

“Va molto bene. Miglioro ogni giorno di più, la mia vita non è cambiata tanto: prima facevo gli esercizi al campo ed ora a casa. Ho obiettivi ogni giorno, il ginocchio sta rispondendo bene e continuiamo così”.

Hai reagito subito dopo l’infortunio. Ci racconti come sono stati i primi giorni?

“Non nascondo che i primi due o tre giorno ho avuto fatica anche a parlare, è stata una doccia fredda. Ho capito subito che era un infortunio grave. Nei giorni successivi l’ho metabolizzata e facevo il conto per quando rientrare a campo”.

Il messaggio di Mariani: “So che stai benissimo, ricevo ottimi report sulle tue condizioni. Spero di rivederti, sei riuscito a far spostare l’Europeo e la Serie A per rientrare”…

“Devo ringraziarlo, mi ricordo ancora la sera di Roma-Juventus quando mi ha detto che il ginocchio era rotto. Mi è sempre stato vicino, anche dopo l’operazione veniva due o tre volte al giorno per darmi conforto. Se tutto va bene è anche grazie a lui”.

Hai rivisto l’azione?

“Sì, non nascondo che ancora la vedo e mi vengono i brividi. Mi ricordo il rumore prima di cadere a terra, è stata una brutta sensazione che spero non capiti a nessuno”.

E’ plausibile pensare a Zaniolo in squadra già a maggio?

“Ora siamo al terzo mese, non conosco ancora le dinamiche. E’ meglio un giorno in più che in meno. Ora penso a lavorare e ascolto quello che dicono loro. Se ci sarà modo sarò felice di finire il campionato con la squadra”.

Che cosa ti ha insegnato questa esperienza?

“Molte cose. Mi dicevano che sarebbe servito per crescere ed è la verità. Ti fa mettere sul tavolo le cose importanti, sto curando le cose nei minimi particolare per tornare meglio di prima. Mi ha insegnato a stare attento ai dettagli”.

Modric ti ha mandato un messaggio?

“Sì, gli ho chiesto la maglia quando abbiamo giocato ed ho ricevuto un messaggio. E’ stato un grandissimo onore e riconoscimento da un campione come lui”.

L’esordio tra i professionisti al Bernabeu non è da tutti…

“Mi ricordo ancora la riunione tecnica la mattina, quando il mister mi disse di giocare. Io ho detto subito sì, ma ero incredulo. Ho tutte le azioni in testa, ricordo tutto benissimo. E’ un giorno che non dimenticherò mai”.

Di Francesco te lo ha detto la mattina o ti aveva preparato il giorno prima?

“Io non pensavo nemmeno di partire per Madrid, noi eravamo 26 e la lista era di 22. Non mi ha fatto sapere nulla, alla riunione tecnica ha detto così”.

Mancini e Di Francesco hanno creduto in te. Sono stati determinanti per te?

“Certo. Di Francesco mi ha inserito tra i grandi, mi ha fatto capire lo spogliatoio, il lavoro in settimana. Gli devo tantissimo, ma anche a Mancini che mi ha convocato subito in Nazionale senza una partita tra i professionisti. Non nascondo che non ci credevo della convocazione in Nazionale, pensavo fosse un errore di Sky. Non avevo mai fatto niente e non mi sembrava vero. A Coverciano sembravo un bambino al parco giochi. Non mi sembrava vero”.

Hai mai pensato di non farcela?

“Io venivo dal settore giovanile alla Fiorentina, erano la mia famiglia. Avevo amici nella squadra e mi hanno scartato. Sono andato all’Entella, ma anche lì facevo fatica e non giocavo. Scartato da una parte ed in panchina dall’altra non ce la facevo. Mio papà mi ha detto di fare una settimana a mille e di vedere. Da lì è partito tutto e lo devo ringraziare”.

Come hai vissuto la trattativa con la Roma?

“Ho finito il percorso in primavera e volevo andare a giocare con i grandi. Non mi aspettavo la chiamata della Roma, ma anche qui è stato casuale. Ero in giro con gli amici, mio papà mi ha mandato un messaggio che eravamo pronti a partire per Roma. Una società grandissima, tifosi bellissimi e non mi aspettavo mai”.

Come vivi a Roma?

“E’ una città fantastica, in grado di amare e che vive di calcio. Ho trovato persone fantastiche, vivo benissimo ed ho anche la fidanzata. Devo tantissimo a Roma”.

Non hai mai dato la sensazione di sentirti di passaggio qui. Per questo ti vedono come un punto di riferimento. Lo senti questo legame?

“Certo. Ti faccio un esempio: all’ospedale dopo l’infortunio c’erano tantissimi tifosi, mi hanno mandato tantissimi messaggi. C’è un ragazzo che mi scrive il conto alla rovescia al rientro. Loro fanno tantissimo per tirarmi su di morale quando è un po’ più dura”.

Chi è Totti per te? Ti piacerebbe diventare una bandiera?

“Totti è l’idolo, il simbolo di Roma. Così come De Rossi, difficilmente sono paragonabili. A me piacerebbe diventarlo, come a tutti. Io devo pensare a giocare, a divertirmi e questo è l’obiettivo. Il mio obiettivo è di rimanere più tempo possibile e gli devo tutto. Voglio restare”.

La 10?

“Impossibile. La mia maglia è la 22 e tengo questa”.

Cos’è successo quando siete stati esclusi dalla Nazionale tu e Kean?

“Abbiamo fatto un paio di ritardi alla riunione tecnica. Ero arrivato un po’ stremato alla fine dell’anno e mi sono lasciato andare. Mi ha insegnato molto come devo comportarmi e Di Biagio ha scelto di lasciarci fuori, giustamente. Non succederà mai più perché ho capito. Decisione giustissima per dare un segnale al gruppo e la condivido pienamente”.

Com’è andata con Fonseca? C’è stato subito feeling?

“Io ero reduce dall’Europeo e sono arrivato 4 o 5 giorni dopo gli altri. Ho avuto subito il feeling giusto e mi ha detto cosa dovevo migliorare. Ho seguito le indicazioni, è una persona fantastica ed è preparato. Dice tutto quello che sente direttamente in faccia, è il migliore per noi e per la Roma”.

Cosa è mancato alla squadra dopo il tuo infortunio?

“Per me è mancato un po’ di coraggio di fare la giocata e le partite diventavano prevedibili. Ci siamo ripresi ed abbiamo giocato bene anche a Cagliari”.

Qual è la tua posizione ideale?

“Non avevo mai fatto l’esterno, ma solo la mezzala e trequartista. Esterno mi trovo bene perché posso puntare l’area e l’uomo. La mezzala mi piace molto, ci sono nato. Posso fare tutti e tre, ma ora preferisco l’esterno destro”.

Come trascorri il tempo?

“Mi alzo un po’ più tardi, mangio subito e mi alleno. Dopo sto un po’ con la mia ragazza e mia mamma. Dopo il film la sera e la PlayStation. Sono tutte uguali. In casa sono abbastanza insopportabile, faccio arrabbiare entrambe io. Delle volte mi sento in colpa e mi scuso”.

La solidarietà mostrata dalla Roma è motivo d’orgoglio. Ha fatto aumentare il tuo senso di appartenenza per la squadra?

“Le iniziative della Roma sono fondamentali e sono orgoglioso di farne parte. Sono cose molto importanti, prima la salute e poi il calcio. Sono felice, ringraziamo i tifosi che hanno donato. Spero di farne parte ancora per tanto tempo”.

 

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