L’AssoCalciatori iberica pone diversi dubbi sul protocollo del Consiglio Superiore dello Sport e avanza alcune richieste
La ripartenza della Liga è ancora un miraggio. Ieri Pedro Sanchez, capo del Governo spagnolo, aveva dato l’autorizzazione alla ripresa degli allenamenti, seppur individuali. Ma oggi, l’Afe, l’associazione dei calciatori spagnola, ha gelato il clima intorno a una possibile ripresa: “Vogliamo sapere qual è il reale rischio di contagio alla ripresa – si legge in una nota –, se i test ai giocatori spettino al Ministero e come funziona il meccanismo di coordinamento in caso di inosservanza del protocollo; riteniamo che vadano previste sanzioni severe in casi del genere“.
Poi i dubbi sul protocollo che dovrebbe “essere più esplicito su cosa accadrebbe in caso di nuove positività alla ripresa: nulla viene specificato, se scatta la quarantena per tutta la squadra o se viene isolato solo il nuovo positivo. Vogliamo ricordare che stiamo trattando un problema di salute pubblica“.
Infine, le richieste da parte dell’Afe: “In ogni caso – conclude il comunicato – l’eventuale ripresa preveda un intervallo di almeno tre giorni da partita a partita, e che durante le stesse vengano introdotte pause di ristoro visto il caldo, col divieto di giocare con temperature oltre 32 gradi“.