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Dott. Alberto Grassi: “Zaniolo? Giocatore programmato per subire infortuni del genere”

Il Chirurgo Ortopedico presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna: “Particolari individui sono predisporti a questo tipo di infortuni” 

L’infortunio di Nicolò Zaniolo ha scosso nuovamente il mondo del calcio. Dopo poco meno di 9 mesi il giovane gioiello giallorosso dovrà nuovamente operarsi al crociato, questa volta dell’altro ginocchio. Il perché ciò sia avvenuto resta ancora un mistero, anche se il Dottor Alberto Grassi, Chirurgo Ortopedico dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ha una sua idea:

“Lo scenario sorprendentemente consistente con quello che abbiamo visto ieri sera” spiega Grassi a Today.it. “Secondo i nostri dati infatti, il picco di infortuni al crociato anteriore avviene nei mesi di Settembre-Ottobre. Inoltre circa il 10% degli infortuni avviene durante impegni con le rappresentative Nazionali, nonostante questi rappresentino una proporzione molto esigua rispetto agli impegni della stagione regolare e delle Coppe. È indubbio quindi che i metodi e i carichi di allenamento durante le varie fasi della stagione, o durante raduni con staff diversi da quelli abituali, abbiano un ruolo non trascurabile. Un altro dato importante è che circa il 15% degli infortuni al crociato anteriore nella serie A rappresentano un re-infortunio allo stesso ginocchio già operato, mentre il 10% rappresentano un infortunio al ginocchio contra laterale. Arriviamo ad avere un alto rischio di reinfortunio a una delle due ginocchia in addirittura in 1 caso su tre quando parliamo di giovani calciatori sotto i 22 anni. Proprio come nel caso di Zaniolo. Ma sono tanti gli esempi degli ultimi anni come Arkadius Milik, Marco Tumminello, Guido Marilungo, Nicola Pozzi, Marko Pjaca, Sebastian Eriksson.Per rispondere alla domanda sul perché Zaniolo, così come altri giovani atleti, si rompono il crociato, abbiamo studiato il meccanismo di lesione tramite video-analisi insieme al Dr. Francesco Della Villa del gruppo Isokinetic (autentico Guru della video-analisi, con esperienze sviluppata durante studi in California) anch’esso pubblicato sulla principale rivista Mondiale di Sport Medicine (Della Villa et al. British Journal of Sports Medicine 2020). Ebbene, dopo l’analisi di quasi 150 video abbiamo dedotto come solo poco più del 10% degli infortuni al crociato avvenga con un contatto diretto sul ginocchio da parte di un avversario”.

“Per cui nella stragrande maggioranza dei casi non sono coinvolti falli o comportamenti particolarmente scorretti dei giocatori. Anzi, la maggior parte delle volte i giocatori si infortunano da soli durante banali azioni, soprattutto di pressing o in fase di recupero palla, dove le perturbazioni e i rapidi cambi direzione sono frequenti e ad altissima intensità. Ad analizzare attentamente i 2 infortuni di Zaniolo, infatti non è presente alcun tipo di trauma diretto sul ginocchio infortunato da parte di avversari). Senza entrare troppo nello specifico, abbiamo individuato dei movimenti e delle posizioni ad altissimo rischio di rottura del crociato, come l’atterraggio sul tallone (senza ammortizzazione) con ginocchio in lieve flessione, gamba aperta verso l’esterno durante un cambio di direzione con busto sbilanciato… proprio come abbiamo visto nel caso di Zaniolo. E purtroppo questo tipo di dinamiche sono molto frequenti nel gioco del calcio; negli ultimi anni inoltre l’intensità di gioco ha portato ad esasperare queste situazioni, dove in aggiunta all’atletismo esplosivo di molti giocatori, vengono a generarsi forze e stress elevatissimi sulle articolazioni”.

“Per cui, un movimento minimamente “sbagliato” può avere effetti catastrofici. In base alle conoscenze che già avevamo maturato, siamo giunti alla conclusione che particolari individui sono predisporti a questo tipo di infortuni, sia per conformazione fisica ed anatomica, ma anche per particolari schemi motori a rischio. Come se alcuni atleti siano “programmati” per subire infortuni. Pertanto quello che ci insegna questo infortunio (e non solo quello di Zaniolo) è che dobbiamo identificare gli atleti a rischio di ri-rottura del crociato o a lesioni del ginocchio controlaterale per attuare delle strategie preventive volte applicare le strategie chirurgiche più appropriate (quando possibile) e “riprogrammare” gli schemi motori in modo da evitare di reiterare questi movimenti “ad alto rischio”. Negli ultimi anni abbiamo applicato questa strategia di riprogrammazione motoria chiamata M.A.T. (Movement Analysis Test) con risultati promettenti, e nei prossimi anni sapremo se questo approccio è in grado di minimizzare la piaga dei reinfortuni nel mondo del calcio. E’ chiaro però che il prezzo da pagare per una ritorno allo sport sicuro potrebbe essere quello dell’allungamento dei tempi di recupero, che molto spesso non coincide con le esigenze dei club”.

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