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Flaminio, una suggestione impossibile

Partiamo dalla fine: lo Stadio Flaminio non è utilizzabile per il calcio di Serie A e per quello europeo.

Suggestivo, affascinante, sentimentalmente coinvolgente ma inutilizzabile. Se ti basta questa affermazione, puoi anche fermarti qui. Se invece vuoi sapere perché, leggi il seguito.

PROPRIETÀ – Il Flaminio è di proprietà del Comune di Roma.

VINCOLI – L’abbiamo ripetuto alla nausea: lo Stadio Flaminio è vincolato. Nel Piano regolatore di Roma, quello vigente, è classificato come “Edificio speciale – Caposaldo architettonico e urbano”. Il che significa che gli eventuali interventi sull’impianto “non devono arrecare pregiudizio all’integrità dei caratteri tipologici, formali e costruttivi degli edifici di interesse storico-architettonico”. C’è poi un secondo vincolo, quello architettonico che è stato apposto con un Decreto Ministeriale del 27 settembre 2018 ai sensi dell’articolo 12 del Codice dei Beni culturali.

IL DL SEMPLIFICAZIONI – All’articolo 55bis del DL Semplificazioni (legge 11/09/2020 n°120) viene inserita una deroga ai vincoli compreso quello dell’articolo 12. Di fatto, sarebbe (quasi) possibile abbattere direttamente l’impianto e farne uno nuovo. Ma non è così semplice e automatico: la norma attribuisce al Ministero tutta una serie di poteri in merito a questa deroga e, c’è da scommetterci, il piagnisteo delle vedove dei Nervi si potrebbe udire anche sulla luna.

GLI ALTRI NODI – Tuttavia, se proprio volessimo, il DL Semplificazioni potrebbe consentire di superare uno dei problemi che gravano sullo Stadio Flaminio rendendolo inutilizzabile per il calcio di élite. Ne rimarrebbero tanti altri su cui il DL Semplificazioni non ha potere di deroga:

Sicurezza pubblica: la presenza di palazzi con androni e cortili rende l’intera area pericolosa in caso di tumulti e non controllabile dalle forze dell’ordine

Prefiltraggi e filtraggi: non ci sono gli spazi necessari per attrezzare le aree dedicate

Parcheggi: le norme comunali, quelle Coni e quelle Uefa prevedono la necessità di parcheggi sufficienti. E l’area non lo permette

Non si può scavare per realizzarne di interrati: in tutta l’area è presente una necropoli romana (e qui il DL Semplificazioni non prevede deroghe)

Copertura dell’impianto: le norme Uefa per avere le “stelle” necessarie a utilizzare un impianto sportivo per partite delle Coppe europee prevedono la necessità di copertura dell’impianto. Che non si può fare perché interferirebbe con la collina dei Parioli (e anche qui il DL Semplificazioni non prevede deroghe)

Il Campidoglio – proprietario dell’impianto e richiedente alla Soprintendenza l’apposizione del vincolo – giusto a fine ottobre ha presentato un consistente corpus di linee guida (600 pagine) realizzato da La Sapienza e finanziato dalla Getty Foundation per indicare come si dovrebbe recuperare il Flaminio. Difficile credere che si abbandoni tutto in favore di un abbattimento sic et simpliciter.

Tutti questi nodi non vengono previsti nel DL Semplificazioni e rimangono quindi irrisolti. Insomma, per il calcio di élite il Flaminio non si può utilizzare: come si vede ce ne sono alcuni di tipo normativo (sicurezza, filtraggio, parcheggi, archeologia, paesaggio) e altri di tipo “politico” (le vedove dei Nervi, il Campidoglio) che fanno del Flaminio semplicemente una suggestione (o uno specchietto per distrarre l’attenzione da altro) Fino qui, l’elemento vincoli e problemi. Ce n’è un secondo: quello dei soldi. Ristrutturare questo impianto, stando ai calcoli fatti dal Campidoglio a fine ottobre 2020 la cifra necessaria a rimettere semplicemente in sesto il Flaminio potrebbe arrivare a 40 milioni di euro cui aggiungere poi i normali costi di manutenzione. Che, di fatto, senza altre compensazioni, dall’utilizzo dello Stadio non sarebbero mai ripianati senza il calcio d’élite. Lo riporta fernandomagliaro.com.

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