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De Rossi a “Bobo Tv”: “Mettere in discussione Fonseca è follia, la Roma è forte. Mi ispiro a Guardiola” (VIDEO)

Su “Bobo TV”, la trasmissione condotta da Cristian Vieri sul proprio canale Twitch, l’ospite di oggi è De Rossi

Come va il corso allenatori?
Bene, siamo online e davanti a uno schermo come in qualsiasi scuola. Qualche lezione è più divertente, qualche materia ti contagia di più, altre di meno. Si è creato un gruppo Whatsapp della classe che dà grandi soddisfazioni (ride, ndc). Da scienziati nucleari.

Ti sentivi già pronto per allenare la Fiorentina?
Gattuso non pensavo potesse diventare così forte, invece mi piace tantissimo. Fino a quando inizi non lo sai se sei pronto. Per la Fiorentina non ero pronto a livello legale, i discorsi si concludono lì. Ho detto lo stesso quando ho parlato di Pirlo: già uno che ha il coraggio, che si prende una responsabilità, in cuor suo è pronto. Poi c’è da vincere le partite. Roma è sempre stata una città molto opprimente, mio papà quando perde una partita è infastidito e vive un calcio che non ti mette questa pressione di risultati. Questo lavoro potrebbe metterci di fronte alla realtà in cui vai, prepari gli allenamenti e dopo un mese stai a casa. Sono elettrizzato dall’idea di iniziare. Farlo in una piazza bella carica e grande mi sarebbe piaciuto tantissimo e mi piacerebbe.

Hai un’idea di calcio?
Ce l’abbiamo tutti quanti. Non c’è un “mio calcio”, non dobbiamo inventare la bicicletta con gli sportelli, il calcio è stato inventato da gente più brava di me. C’è da prendere spunti, poi quando inizi ti relazioni con i più bravi. Per me il migliore è Guardiola, il problema è che tutti capiscono ciò che fa ma quasi nessuno riesce a rifarlo. Se devo iniziare, mi piacerebbe farlo con quella filosofia lì. Ha cambiato il calcio, l’ha capovolto. Avrebbe vinto meno senza Messi, Iniesta, ecc. Ma nell’ultima fase della carriera l’abbiamo vissuto, faceva il possesso palla a zero tocchi: vedeva e aveva studiato un calcio diverso dal nostro.

L’allenatore che ti ha influenzato di più è stato il primo Spalletti?
Al di là dei problemi ambientali che si sono creati, anche nella seconda esperienza ho trovato un altro allenatore fortissimo. È nettamente uno dei più forti che abbia avuto, non è facile caratterialmente, a volte è troppo schietto e diretto, anche troppo. Però è uno che a livello di campo, di idee, è molto forte. Mi dispiace non abbia avuto una consacrazione, avrebbe potuto avere un’opportunità in una big. Ne ho avuti tanti che mi hanno influenzato. Io ho avuto anche Capello, Lippi, che hanno fatto un calcio di un’altra generazione, ma che hanno fatto la storia del calcio. Erano completamente diversi come approccio. Spalletti l’ho avuto per più anni di altri, ma ci sono anche Simeone o Klopp che hanno usato altre filosofie rispetto a Guardiola ma di rispettare.

Avevi visto bene su Luis Enrique…
Aveva una squadra buona, non tra le più forti che ho avuto alla Roma. Quando si parte con un progetto, non gli puoi dare dieci mesi. È andato via lui, non glielo perdonerò mai. Ha subito critiche eccessive, se hai idee come le sue un anno è poco. La sua idea di calcio ci era sconosciuto: il primo giorno ha preso un pallone, ha tirato in mezzo al campo e ha detto “giocate”. Abbiamo pensato: “Questo è matto”. Doveva capire come noi interpretavamo il calcio. Pur non avendo risultati incredibili, ci ha cambiato modo di giocare. Era scattato qualcosa: non credo che avremmo vinto quello che ha vinto col Barcellona, ma ci saremmo divertiti tanto.

Su Fonseca…
È quarto in classifica, ora la Roma ha Udinese e Benevento, magari tra due settimane non sarà neanche più quarto. Mettere in discussione Fonseca è follia. Ha vissuto alti e bassi, è innegabile che contro le squadre più forti la Roma stia facendo più fatica. Ma c’è da scindere: la società è dalla sua parte giustamente, la squadra sa quello che deve fare. Non ci si deve accontentare di vincere con le piccole e perdere dignitosamente con le grandi, bisogna ambire a qualcosa di più. Ma per il gioco e per i risultati, è in piena linea se non qualcosa in più. Non sono d’accordo con chi metteva la Roma settima o ottava, la Roma è forte e non è inferiore a Milan, Napoli, Lazio o Atalanta. Ma sta rispettando le aspettative. Poi c’è il discorso di ambizione: noi eravamo arrivati a pensare in una maniera che quando arrivavamo secondi ci dava fastidio. L’anno scorso parlavo con un dirigente della Roma che mi diceva che tutto filava liscio ed erano contentissimi: era quinta dietro al Cagliari. Dire che andasse tutto bene da quinti in classifica non era giusto, ma dire che andava tutto male quando era a quattro punti dalla prima, è follia.

Cassano: “Se togli Dzeko, Mkhitaryan, Pedro… la squadra non la vedo eccezionale o in grado di arrivare tra le prime quattro”
Allora togli Luis Alberto o Immobile alla Lazio… Ci sono due squadre che hanno dieci campioni, l’Inter e la Juve.

Cassano: “Noi avevamo squadre super, ma la piazza è difficile”…
Sono d’accordo con te, ma quella squadra che ti ha visto brillare ed esordire, ha dovuto vendere Chivu, Emerson, Mancini… La differenza. Devo cambiare testa: ho sempre pensato che potesse essere colpa delle radio, i giornali… Ora devo pensare a chi va in campo. Se quelle squadre non avessero venduto Samuel, Mexes, Vucinic. O tre anni fa Salah, Alisson, Nainggolan, Pjanic, Strootman: le altre squadre non sono obbligate, oppure se ne vendono uno lo rimpiazzano. Questa è una potenza di fuoco importante poter migliorare sempre la squadra. Il Napoli è arrivato a due punti dalla Juve e hanno comprato Higuain.

Cassano: “Bisogna capire nelle piazze di Roma e Napoli che non partiranno mai coi favori del pronostico. La piazza deve tranquillizzarsi. Stiamo criticando un allenatore come Fonseca che sta facendo benissimo. Ogni volta bisogna cambiar tutto e buttare tutto a mare. Quando ci criticavano ai miei tempi io andavo avanti. Bisogna trovare giocatori con personalità forti, dei leader, e io non li vedo né nella Roma né nel Napoli”.

Villar com’è?
Forte, mi è subito sembrato uno che sapeva cosa fare con la palla. Sbagliò un gol davanti alla porta, ricevette parecchie critiche. Mi piace guardare i giocatori beccati, come Ibanez che è un buon giocatore, avrà un ottimo futuro Villar. Pellegrini sta facendo quel salto di qualità che gli si chiedeva. Da quando ha iniziato a fare il centrocampista sta facendo partite meno appariscenti ma più concrete, si sta ritagliando uno spazio da leader.

Sul derby…
È ingigantita sta storia dell’ambiente romano, la domenica dopo il derby nessuno uccide nessuno. Cassano si esaltava, si divertiva a essere bersagliato. Gli piaceva farsi insultare. Non tutti sono come lui. Poi la partita dopo entri in campo e giochi. Adesso l’ambiente è tosto ma è vivibile, non ci sono cose folli.

Cassano: “De Rossi ha una grandissima personalità, si sa confrontare. Ha due palle grandi. Ci vogliono personaggi come te, io non li vedo: Dzeko, Pellegrini, hanno personalità. Ma in quelle piazze lì devi avere due cog**** così”… 
Francesco (Totti, ndc) aveva una personalità grandissima in campo. È importante anche chi si fa dare la palla e non si nasconde mai. Non l’ho mai visto nascondersi, la palla scottava eppure lo trovavi sempre. Pirlo pure parlava con me perché eravamo in stanza insieme, ma era la stessa cosa, in campo si faceva vedere.

Cassano: “Non posso immaginare che quando le cose non vanno un Pellegrini o uno Dzeko attaccano al muro qualcuno”…
Dico che ci sono dei ragazzi che hanno più personalità di quanta ne dimostrino fuori. Pellegrini sta facendo un cambio, sia da come cambia che da come gioca. Prima era più bello a vedersi, ora è ancora più utile. Come leadership? È un ragazzo che lo sta facendo, dopo il 3-0 nel derby si è messo la fascia di capitano, è entrato in campo e ha fatto partite buone. Non è un ca**sotto, poi ognuno sviluppa le proprie skill.

Com’è giocare al Boca? 
Avevo una passione, ma dopo essere andato non pensavo mi prendesse così brutta. Il telegiornale subito dopo la cronaca parla del Boca. Mi sono innamorato però anche del River, poteva dar fastidio a tanti in Europa. Se la metti in Italia sta nella parte sinistra della classifica con la sigaretta. La gente era di estrazione sociale diversa, hanno un approccio simile ma è sempre l’uno contro l’altro. C’è grande contrapposizione, l’ho vissuto in maniera pura. Vivevo nel palazzo del presidente del River, non ho mai fatto fatica a riconoscere la grandezza del River. Però il Boca è una cosa enorme, bisognerebbe vivere lì per capire cos’è. Il presidente del Boca poi è diventato presidente della Repubblica. Basta dire questo. Ci sono tifoserie incredibili in Argentina, ci sono emozioni e colori che in Italia un po’ si sono persi. Nella Bombonera c’è qualcosa di diverso, riconosco la grandezza del River ma quando entri in quello stadio riconosci che la gente del Boca è diversa, sono un gradino sopra a tutti.

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