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Giallo “spezzatino”: orari delle gare prima approvati poi revocati!

La proposta dello “spezzatino” era stata approvata per poi essere stoppata in seguito a pressioni di alcuni presidenti

Sul tavolo dell’assemblea di Lega Serie A la questione del cosiddetto “spezzatino”. 10 partite di campionato spalmate su 10 orari differenti. Prima la lega, composta da 19 società causa della proprietà condivisa tra Lazio e Salernitana, ha votato a favore: 13 voti favorevoli (ne sarebbero serviti 14 se avesse partecipato la Salernitana) e 6 contrari. Tra i contrari:  Genoa, Samp, Roma, Bologna, Sassuolo e Spezia. Il presidente della Sampdoria, Ferrero,  ha poi preso parola con toni eccitati per denunciare quello che il ceo romanista Fienga diceva da inizio assemblea: “Così si fa un regalo a Dazn senza ottenere nulla in cambio”. Il Genoa si è accodato, visto che Preziosi è un sostenitore di questa contestazione. Una raffica di pressioni su tutti gli altri club, provenienti da Genoa e Sampdoria. A quel punto è partita la richiesta: vogliamo prenderci una settimana in più di tempo? E quindi, nemmeno dopo 20 minuti dall’approvazione, si è deciso per la retromarcia: “Votiamo una revoca”. Nuovo voto allora, e sì alla revoca, con voti contrari soltanto di Juventus, Napoli e Lazio. Lotito ha preso la parola in apertura (pochi istanti prima era in corso una riunione informale tra le 20 società), annunciando l’intenzione di bloccare l’assemblea. Stando all’ordine del giorno, c’era un solo argomento di discussione a cui il presidente laziale non poteva partecipare, ma nella sua discussione ha trattato anche temi per i quali è in atto la squalifica. Il presidente di lega Paolo Dal Pino, che su questo deve fare da garante, ha risposto e rilevato questa anomalia: i toni si sono alzati, anche la Roma con il ceo Guido Fienga è intervenuta, evidenziando come non sia normale che un presidente squalificato e proprietario di due club diversi nella stessa serie, in violazione alle norme federali, possa prendere la parola e condizionare i lavori. Questione di minuti e già c’era un caso decisamente più serio con cui dover fare i conti.

Lo scrive Matteo Pinci de La Repubblica.

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