Le parole dell’ex capitano giallorosso
Giuseppe Giannini è intervenuto ai microfoni di NSL Radio, durante la trasmissione “Il Diabolico e il Divino” parlando della Roma del passato e del presente, guidata da Mourinho. Ecco le sue parole:
Che ne pensi della Roma di Mourinho?
“E’ cambiata l’impronta caratteriale. Si è lavorato molto sotto il profilo psicologico e diversi calciatori hanno risposto alla grande. Si è agito anche sotto l’aspetto comportamentale e sulla partecipazione: nel senso che ora il gruppo è partecipe di un’idea, di un progetto, di una voglia di rilanciarsi. Si vede che Mourinho è un allenatore carismatico capace di entrare nella testa dei giocatori, si vede proprio questo tipo di impronta. Tutti uniti e tutti dalla stessa parte”.
Uno che è cambiato molto è Lorenzo Pellegrini: lo hai visto cresciuto, come calciatore e come capitano?
“Ha grandi qualità: è un giocatore importante per la Roma e per la Nazionale. E’ ancora presto per dare giudizi definitivi. Ho notato grande accortezza, grande concentrazione. In più stanno arrivando anche i risultati e questo aiuta a crescere”.
Quanto è difficile a Roma fare il capitano?
“Più che difficile: ti travolge, ti tiene ventiquattro ore appeso perché rappresenti la Capitale e una squadra importante, con giocatori importanti”.
Un ricordo di Gigi Radice
“Persona eccezionale, allenatore che ha fatto molto bene a Roma: ha portato compattezza e unione all’interno dello spogliatoio”.
Hai pensato che con le nuove regole non avresti mai vissuto Roma-Slavia Praga?
“Non ci ho pensato: difficilmente ricordo quello che poteva essere e non è stato. Mi farei troppo male. Certo che questo nuovo regolamento cambia proprio il modo di approcciarsi alla doppia sfida: noi costruivamo le nostre trasferte europee sulla possibilità di segnare un gol per poi concentrarci sul ritorno”.
Tammy Abraham?
“Lo vedo bene, giocatore di stazza ma di movimento. E’ un attaccante difficile da marcare. Ha anche confidenza con la porta. Speriamo sia fortunato. A volte serve…”.
Ti ha sorpreso l’affare tra Roma e Lazio che ha portato Pedro in biancoceleste?
“Sì. Una cosa simile, in questa città, a differenza di Milano e Torino, non accadeva dai tempi di Cordova. Comunque non stravedevo per Pedro: ha fatto buone cose ma sempre a ridosso dei grandi, anche a Barcellona. Chissà un passaggio inverso come sarebbe accolto…”.
Italia-Argentina del 1990 e Roma-Lecce del 1986, puoi rigiocare una sola partita: quale?
“Parliamo di un Mondiale, in Italia con una delle Nazionali, a detta di tutti, tra le più forti di sempre. Anche se Roma-Lecce… forse rigiocherei questa, vorrei cancellare quella domenica orrenda”.