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Al peggio non sembra esserci fine. La Roma viene salvata da due ragazzini di 18 e 19 anni dopo che i “grandi” si fanno umiliare in casa per un’ora dal Verona

Al peggio non sembra esserci fine. La Roma viene salvata da due ragazzini di 18 e 19 anni dopo che i “grandi” si fanno umiliare in casa per un’ora dal Verona. Alla fine arriva un 2-2 in rimonta, il terzo pareggio di fila, che lascia i giallorossi al settimo posto, con possibile sorpasso della Fiorentina e allungo a +4 della Lazio.

Bellissima la favola di Volpato e Bove, che insieme all’altro baby Zalewski hanno regalato le uniche emozioni positive della giornata giallorossa davanti a Totti e De Rossi seduti vicini in tribuna, ma il giudizio complessivo non può che essere severo. La Roma “vera” è una squadra senza capo né coda, in totale balia dell’Hellas, mica dell’Inter, fino a quando non sono entrati i rinforzi dalla Primavera. Prima si è visto il nulla da ogni punto di vista: tecnico, tattico, emotivo.

Ormai è una consuetudine e nessuno, Mourinho in primis, sembra avere in testa una soluzione per cambiare questo trend prima che anche l’Europa dei piccoli sfili via. Non c’è alibi che tenga, non contano i nove assenti di ieri tra Covid, infortuni e squalifica di Mancini perché i dieci giocatori mandati in campo inizialmente dal portoghese (escludiamo Felix che è ancora un ragazzo) non possono fare una figura simile al cospetto di un’avversaria sì rognosa e ben messa in campo da Tudor, ma dalla qualità media modesta.

E non possono tantomeno essere i giovani a trascinare la Roma fuori dai guai. Eppure la gente è ancora lì, a comprare tutti i biglietti in vendita (non si è fatto in tempo ieri mattina ad ampliare la capienza al 75% come da nuove disposizioni) e tutto sommato a sostenere la Roma, in un clima surreale se si pensa alle contestazioni del passato più o meno recente.

Nella costruzione di questa Roma è stato sbagliato tutto, dalla sopravvalutazione della rosa, a gran parte degli acquisti e, a quanto pare, anche la scelta di un allenatore di caratura mondiale che però in questo contesto rischia di diventare addirittura deleterio. Altrove lo osannavano per le coppe alzate, qui per le proteste e le espulsioni: ieri standing ovation dopo il “rosso” sventolato da Pairetto – reo di aver concesso un recupero davvero ridicolo da 4 minuti – all’allenatore, idolo dei romanisti a prescindere dai risultati e dalle prestazioni.

Il Tempo 

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