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Svolta Friedkin: in 2 anni due semifinali e coppa vinta! Ed è solo l’inizio

Dopo appena 2 anni di presidenza i Friedkin sono già entrati nella leggenda: la Conference League è giallorossa!

Mercoledì 25 maggio 2022. Questo giorno, per tutti i tifosi romanisti, sarà impossibile da dimenticare. Questa data segna una svolta epocale nella storia giallorossa: la Roma trionfa in Europa. I Friedkin, dopo appena 2 anni di presidenza, sono già entrati nella leggenda e non ne usciranno mai: la proprietà americana ha portato un trofeo europeo a Roma.

Ma Dan e Ryan hanno fatto anche molto di più. Non c’è soltanto la gioia immensa per la conquista del trofeo UEFA perché padre e figlio, dopo 14 anni, hanno riportato una Coppa nella bacheca di Trigoria.

Come disse il celebre Dino Viola dopo la conquista del secondo Scudetto: “Questa vittoria permette a tutti i romanisti di uscire da un incubo, dalla prigionia del sogno”. Questo è esattamente quello che hanno fatto i Friedkin. Quel 6 agosto 2020, giorno di un tristissimo Roma-Siviglia 0-2 di Europa League, i due americani non avrebbero mai immaginato di poter vivere tutto questo o, quantomeno, non così presto.

Invece, anche (soprattutto) grazie alla scelta di Josè Mourinho, che ha compattato in modo incredibile il tifo giallorosso, i Friedkin hanno riportato la gioia della vittoria a Roma dopo 14 anni.

Il tifoso romanista ha finalmente tra le mani qualcosa di concreto, bellissimo, tangibile (con la scritta UEFA ancora meglio) e, dopo più di un decennio, esce da quella prigionia del sogno che, nel corso degli anni, era diventata un tristissimo conteggio di anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti e secondi: “La Roma non vince un trofeo da…”.

Dan e Ryan Friedkin sono riusciti nell’impresa di fermare questo maledetto conteggio, facendolo ripartire da zero. Un po’ come Mourinho a Bergamo lo scorso 17 dicembre, indicando l’orologio: “Siamo in crisi, non battiamo una big da 17 minuti”. Ora la frase si potrebbe trasformare in “Non vinciamo un trofeo da 2 ore”.

Negli ultimi anni, purtroppo, ha fatto sempre un certo effetto sentir l’accostamento della parola “trofeo” alla parola “Roma”. Ma adesso che la Conference League è al sicuro a Trigoria col trionfo giallorosso a Tirana i Friedkin, così come Mourinho e tutti i giocatori, si sono guadagnati, nella Capitale, l’immortalità. La proprietà americana è riuscita a realizzare un’impresa che, in quasi 95 anni di storia, non era riuscita a nessuno: mettere in bacheca una competizione UEFA.

Fino a poche ore fa l’unico successo continentale della storia romanista era la Coppa delle Fiere del 1961, vinta da Losi e compagni in un Olimpico gremito da oltre 50mila spettatori. Il trofeo fu vinto contro il Birmingham e sotto la presidenza di Anacleto Gianni e con la guida tecnica di Alfredo Foni.

Quel trionfo, che fu la prima vittoria europea della storia di una squadra italiana, non è però riconosciuto ufficialmente dalla UEFA. La Federazione continentale la sostituì, nei primi anni ’70, con la Coppa UEFA ma, nell’albo d’oro della competizione, non risultano le vittorie precedenti con la denominazione “Coppa delle Fiere”.

L’unico altro successo giallorosso al di fuori dei confini nazionali risale al 1972, quando la Roma di Anzalone presidente ed Herrera allenatore, sconfiggendo in finale il Blackpool per 3-1, si aggiudicò il Torneo Anglo-italiano. Anche questo torneo non venne mai riconosciuto dalla UEFA e, peraltro, aveva un appeal nettamente inferiore alla ben più blasonata Coppa delle Fiere.

Per rendere meglio l’idea della grandissima impresa realizzata dai Friedkin basti pensare che soltanto Dino Viola ha fatto meglio di loro. L’amatissimo presidente romanista, infatti, vinse il primo trofeo della sua gestione esattamente 366 giorni dopo aver rilevato la società da Anzalone (16 maggio 1979 – 17 maggio 1980). In quell’occasione i giallorossi conquistarono la Coppa Italia in finale contro il Torino, avviando il ciclo vincente della gestione Viola.

Mentre un altro grandissimo presidente, Franco Sensi, rilevò l’AS Roma nel 1993 ed impiegò addirittura 8 anni prima di portare a casa il primo titolo: lo Scudetto 2000/2001. La famiglia Sensi riuscì ad interrompere un digiuno di vittorie che durava all’epoca da 10 anni, dalla Coppa Italia conquistata contro la Sampdoria nel 1991.

La gestione Friedkin, invece, prende due piccioni con una fava: non solo interrompe il digiuno di vittorie che durava addirittura dalla Coppa Italia 2008, ma sfata definitivamente la maledizione Europa per la Roma. Impresa che non era riuscita a Viola, il presidente giallorosso, fino ad oggi, andato più vicino a portare un titolo europeo nella Capitale.

La Roma degli anni ’80 e ’90 perse due finali europee: la prima, la più celebre, contro il Liverpool in finale di Coppa Campioni a Roma, il 30 maggio 1984. La seconda, sette anni dopo, con l’ingegner Viola scomparso da pochi mesi, contro l’Inter in Coppa UEFA.

All’epoca la finale di Coppa UEFA si disputava ancora con la formula andata e ritorno. I giallorossi uscirono sconfitti, con non poche polemiche arbitrali, per 2-0 dall’andata a San Siro. Nel match di ritorno, in un Olimpico come sempre stracolmo e splendido (oltre 70mila presenze), la Roma tentò in tutte le maniere di ribaltare il risultato. Purtroppo il gol di Rizzitelli a 10′ dalla fine non servì a nulla e l’Inter vinse il trofeo qui a Roma.

Quella del 1991 è stata per 30 anni l’ultima finale europea della Roma. Dopo quella sconfitta i giallorossi raggiunsero 2 volte i quarti di finali di Champions League (2007-2008), una semifinale (2018) e, gli ultimi due risultati targati Friedkin, una semifinale di Europa League lo scorso anno con Fonseca e il trionfo giallorosso in Conference a Tirana.

L’impresa dei Friedkin è figlia di una scelta ben precisa: Josè Mourinho. Quando la proprietà americana ha consegnato le chiavi del progetto tecnico giallorosso in mano allo Special One, l’ambizione è stata chiara a tutti. Non è un caso che, col tecnico portoghese in panchina, la Roma ha raggiunto (e trionfato) una finale europea dopo 30 anni, impresa non riuscita nemmeno a Fabio Capello.

La svolta dei Friedkin è arrivata sul piano dell’ambizione, della mentalità e, mettendo Mourinho al centro del progetto, del lavoro quotidiano sulla testa dei calciatori, ma anche dei tifosi. Quest’anno il pubblico romanista ha trovato una compattezza quasi mai vista nella storia, con numeri all’Olimpico da record.

Il tutto accompagnato da una politica societaria sui biglietti che ha sempre favorito il tifoso giallorosso: basti pensare che il match Roma-Salernitana di metà aprile, con ben 64.266 spettatori, non ha nemmeno lontanamente sfiorato il milione di Euro di incasso.

Il tifo ha accompagnato la squadra in modo incessante, anche quando i risultati erano estremamente negativi e sconfortanti. Tutto ciò ha permesso alla Roma di arrivare in finale di Conference League e vincerla. L’Olimpico di Roma-Bodø/Glimt e Roma-Leicester resterà memorabile ed ha aiutato la squadra a passare due turni molto complicati.

I Friedkin hanno consegnato al tifo romanista un leader, un capo, un uomo carismatico e trascinante e, questa scelta, ha portato ad un’unità di intenti davvero strabiliante. La stagione della Roma all’Olimpico, ma anche il seguìto in trasferta, è stata da record: gli abbonati sono stati più di 21mila, il tasso di occupazione del 94,2%, con 41.922 presenze medie in Serie A (52.354 se consideriamo solo le partite con capienza >75%).

Si tratta del risultato migliore per l’AS Roma dal 2005-06. In totale sono stati 1.101.443 i tifosi allo Stadio Olimpico in questa stagione, con più di 63.000 persone nelle ultime quattro partite casalinghe.

Adesso la proprietà americana, con una coppa europea in bacheca e un Mourinho sempre più leader, ha finalmente toccato con mano quello che, prima di Tirana, era soltanto un “potenziale Special” inespresso. Circa due settimane fa, in una lettera ai tifosi e agli azionisti pubblicata sul sito ufficiale AS Roma, Dan Friedkin aveva scritto: “Il futuro dell’AS Roma, che noi tutti amiamo, sarà sempre più radioso. Questo è il momento per accelerare i nostri progetti e il nostro percorso di crescita”.

Detto, fatto: la Roma trionfa a Tirana e manda in estasi i tifosi romanisti, che aspettavano una vittoria da oltre un decennio, nella speranza di poter inaugurare un vero e proprio ciclo vincente. Ma la svolta dei Friedkin, oltre che sul campo e in panchina, si sta concretizzando anche dal punto di vista strettamente societario, per avere una Roma che sia ancora più efficiente. La proprietà americana sta preparando, già da tempo, il delisting da Piazza Affari.

La quota nell’AS Roma della famiglia americana, grazie all’acquisto di nuove azioni, aumenta sempre di più, ogni giorno. Il progetto dei proprietari è quello, uscendo dalla Borsa e quindi dal controllo diretto della Consob, di avere una società più snella, efficiente e con una flessibilità e disponibilità economica maggiori rispetto a quelle avute fino ad oggi.

Adesso, con una guida tecnica di sicurezza assoluta, ancor più consolidata dal trionfo in Conference, e col successo europeo che dà visibilità e mentalità in vista del futuro, i Friedkin lavoreranno ancor di più per regalare, alla squadra e ai tifosi, quel “futuro radioso” che tutti sperano.

Siamo soltanto al secondo anno di presidenza ma i risultati parlano chiaro: 2 semifinali e Conference in bacheca. In attesa del delisting e delle prossime sessioni di calciomercato, il lavoro e la svolta dei Friedkin sono soltanto agli inizi. E quale miglior modo di programmare il futuro con una coppa targata UEFA in bacheca?

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