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Il derby di Sarri e Mou. Dove è finito il fair play?

Sarri

I due tecnici, a distanza, se le sono dette di Santa ragione prima del derby

Parlare di fair play nel calcio italiano spedisce chi lo fa nella categoria dei “buonisti”, come se non essere cattivi fosse un difetto. La Procura della Figc si dovrà occupare del terzo tempo del derby romano, cioè di tutto di quello che è successo dopo il fischio finale dell’arbitro Massa.

C’è anche un prima e un dopo, con Sarri che commenta il congelamento della squalifica di Mou dopo il caso-Serra a Cremona come di un “premio alla carriera”. E Mourinho che, dopo l’eliminazione della Lazio in Conference League, più quella già patita in Europa League, si fa una domanda retorica: “La Lazio non giocherà una terza Coppa, vero?”.

Sarri ha l’enorme merito di aver portato al secondo posto una squadra che ha un monte stipendi assai più basso di chi la segue in classifica. Mourinho quello di aver riportato un trofeo alla Roma e di riempire lo stadio anche per le partite di Coppa Italia.

Lazio e Roma devono gestire il tesoro di una passione enorme, chi è alla loro guida ha anche un compito “educativo” (ma anche questa per molti è diventata una parolaccia). L’Olimpico pieno è uno spettacolo. Se poi riusciamo a non farci entrare chi veste una maglietta con il nome Hitlerson e il numero 88 (l’ottava lettera dell’alfabeto è la “acca” HH sta per Heil Hitler) sarebbe anche meglio.

Lo scrive Il Corriere della Sera

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