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Desideri: “Lo Scudetto del 1983 è stata una festa incredibile. Europa League? Sogno una rivincita…”

Intervenuto ai nostri microfoni, “Cicciobello” ha raccontato come ha vissuto la vittoria della Roma nel campionato 1982-1983. Poi ha elogiato Pellegrini e Mourinho e parlato dell’attuale stagione

Quarant’anni fa la Roma diventava Campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia. In quella stagione, 1982-1983, nella Primavera giallorossa giocava Stefano Desideri. Nato a Roma e cresciuto nelle giovanili giallorosse,  “Cicciobello” (così era chiamato) ha vissuto la vittoria dei “grandi” in maniera particolare.

Ce lo ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.

Oggi si festeggiano 40 anni dal secondo Scudetto della Roma. Da giocatore della Primavera come hai vissuto quel momento di grande festa?

“È stata una cosa meravigliosa, una festa incredibile. Io e i miei compagni della Primavera l’abbiamo vissuta abbastanza da vicino perché ogni tanto facevamo allenamenti con la prima squadra. Quindi abbiamo condiviso momenti con questi grandi campioni che poi sarebbero diventati nostri compagni di squadra.

Ecco, il mio ricordo è di una squadra fatta di gente carismatica e di grande carattere. Veramente delle belle persone”.

Quindi in quella stagione hai avuto modo di confrontarti e relazionarti con alcuni di quei giocatori che poi sarebbero diventati tuoi compagni di squadra nella stagione 1985-1986?

“Assolutamente sì. In quelle occasioni in cui venivamo chiamati per allenarci con loro abbiamo cominciato ad avere contatti stretti. Inizi a condividere lo spogliatoio e il campo d’allenamento. Poi le quattro chiacchiere prima e dopo ogni seduta.

In queste occasioni ti rendevi conto di che persone erano, a partire da Agostino, ma anche Ramon Turone, Bruno Conti, Carlo Ancelotti”.

E su Giannini? Lui giocava in Primavera con te ma avendo giocato diverse partite in Prima Squadra è diventato Campione d’Italia.

“Io e Giuseppe eravamo quasi coetanei. Con lui un rapporto ancora più speciale. Era la mia stessa vita, praticamente”.

E che ricordi hai di Liedholm? Ha portato quella grande squadra a vincere lo Scudetto e poi è stato tuo allenatore dal 1987 al 1989.

“Il Barone, di lui ho un grandissimo ricordo. Questo grande omone, con il suo cappellino in testa, veniva a salutarci sempre prima degli allenamenti con la Prima Squadra. Ci dava la mano e già conosceva i nostri nomi. Questi sono ricordi emozionanti ed indelebili nella mia mente”.

Parlando della Roma attuale: a metà aprile c’è stato un momento in cui la squadra sembrava poter conquistare un post Champions. Ora, in una situazione di emergenza, credi che riusciranno a piazzarsi tra le prime quattro o trovi che sia più fattibile attraverso la vittoria dell’Europa League?

“A vedere la classifica oggi il campionato si è complicato. Questa situazione di emergenza per gli infortuni e di risultati non positivi, fanno pensare che il campionato sia un po’ sfuggito di mano.

Credo che la strada migliore sia concentrarsi su questa coppa. Per me personalmente sarebbe prendersi una rivincita dopo quella finale persa contro l’Inter trentadue anni fa, proprio l’8 maggio (del 1991).

Spero che l’attuale squadra e Lorenzo Pellegrini, specialmente lui che è romano, possano avere questa grande soddisfazione che è sfuggita a noi di un briciolo”.

A proposito di Pellegrini, possiamo dire che abbia fatto quasi il tuo stesso percorso (giovanili, Primavera, esperienza lontano dalla Capitale e ritorno a Roma): che giudizio dai alla sua stagione?

“Secondo me Lorenzo è uno dei più forti centrocampisti in Europa e noi ce l’abbiamo in casa. Purtroppo in questa città devi essere forte caratterialmente, specialmente se sei un romano che gioca nella Roma, perché sei il primo ad essere criticato.

Lui ha un grande carattere, non molla mai di un centimetro. Lo ha fatto vedere anche nei momenti di difficoltà dovuti a problemi fisici. Io sono veramente innamorato di questo ragazzo perché, oltre ad avere un grande carattere, ha un grande talento”.

E su Mourinho?

“Cosa ha da dimostrare Mourinho? Ha dimostrato intelligenza che va oltre. Ha capito che in certi momenti questa squadra non poteva fare altro calcio, per caratteristiche, per infortuni e per tutte le situazioni negative che si sono verificate.

Lui è riuscito a tirare fuori il meglio da ognuno in ogni momento della stagione. Credo che se oggi si stia lamentando è perché si sente solo. Ecco, bisognerebbe aiutarlo un po’.

Anche se tutti pensano che Mourinho non ha bisogno di aiuto, in realtà tutti hanno bisogno di aiuto. Se si riesce a supportarlo, lui è più libero di fare solo l’allenatore”.

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