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Cosmi: “Assurde le critiche a Mou, vi racconto la mia avventura a Budapest in mezzo ai tifosi. Ma ero anche a Tirana…”

Le parole di Serse Cosmi

Serse Cosmi, allenatore e noto tifoso giallorosso, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Romanista.Ecco le sue parole:

La sua presenza non è passata inosservata sul charter per Budapest e tanti l’hanno incontrata: ci racconta questa finale?
“Intanto volevo dire che io c’ero anche a Tirana. A differenza di tanti altri non devo nascondermi mentre altri dovrebbero andare in giro blindati: la Roma, quando non alleno e non la incontro da avversario era, è e rimarrà sempre una passione, con mio figlio abbiamo deciso di andare a vedere e vivere questa finale anche con altri perché è bello stare fra la gente. Se avessi avuto aereo privato, andavamo in un albergo a 12 stelle e poi tornavamo a casa era una situazione molto asettica e lontana dalla realtà. Siamo stati lì, abbiamo vissuto la finale e la delusione di tutti confondendoci, tra virgolette, tra la gente con la convinzione che la squadra ha dato tutto quello che poteva dare in tutta la competizione. Credo che il merito vada allo staff e a Mourinho, che ha messo in condizione il gruppo di dare il meglio pur con qualche limite arrivando a giocarsi una finale che avrebbe meritato di vincere”.

Lei è sempre stato un personaggio molto sincero: quanto ha inciso l’arbitraggio a Budapest?
“Io ero lì con mio figlio e dopo dieci minuti gli ho detto che questo era un arbitro che non mi piaceva, ma non perché avessi avuto sensazioni dentro di me che volesse penalizzare la Roma perché altrimenti sarebbe inutile far andare la gente a vedere partite di campionato o finali di coppa, però non mi era piaciuto l’atteggiamento, la distribuzione dei cartellini, il modo di rapportarsi con i giocatori. Mi sembrava che i giocatori del Siviglia fossero più svegli a portarsi, come si dice, l’arbitro dalla loro parte al contrario dei giocatori della Roma. L’unico appunto che posso fare è questo per i giocatori della Roma: devono sapersi portare l’arbitro dalla loro parte, devi saperlo capire e predisporti in modo tale di usare questa caratteristica fondamentale. Sul rigore vi dico che ero in linea ma non ho avuto la sicurezza che fosse rigore, come tutti dagli spalti, poi abbiamo rivisto le immagini e assolutamente ci avrebbe potuto dare rigore. Poi vanno anche ricordati altri episodi come la traversa di Smalling all’ultimo minuto dei supplementari, visto che la partita non so neanche quanto è durata, lì è stato sfortunato Belotti e poteva metterla dentro restando fermo ma con i se e i ma non si può fare nulla. A mio giudizio l’arbitraggio è stato decisivo ma non è la prima volta che magari l’arbitro non è in grandissima giornata e decide la partita in favore di una o dell’altra con i suoi errori”.

Crede che la gestione delle partite della panchina della Roma sia da smussare oppure no? 
“Voi sapete che la diplomazia non è la mia arte migliore ma stavolta non me la sento di esprimere un mio giudizio su episodi che sono capitati varie volte come le squalifiche. Vi assicuro che una cosa che incide su queste cose è il numero di persone presenti in panchian che è aumentato e poi la partecipazione che si vede: Mourinho dà molto spazio ai suoi collaboratori come Foti e vi posso dire che dieci anni fa non esisteva questa cosa. Io pure qualche anno fa parlavo senza che gli altri dicessero nulla, al massimo due parole ma adesso è molto diverso e lo vediamo anche quando, per esempio, Mourinho lascia parlare Foti.

Io ogni tanto chiedo a qualcuno qualcosa ma poi faccio di testa mia anche sbagliando perché i comizi davanti alla panchina non mi piacciono: si tratta di attimi e devi essere rapido in quei momenti. Io mi fido di Mourinho e dico che tutto quello che esce dalla panchina sono suoi pensieri anche quando parlano gli altri, io anche alleno da tanti anni e fino a poco tempo fa erano impensabili queste cose. Di panchine molto attive non vedo solo la Roma comunque: se qualcuno viene allo stadio adesso e vede certe gare si chiede chi è l’allenatore, perchè ne vede 3 in piedi, io ho sempre fatto da solo condividendo con gli altri sia applausi che insulti. Anche il riscaldamento era diverso: adesso ci sono tante persone rispetto a prima”.

Quali sono le garanzie necessarie per far restare José Mourinho sulla panchina della Roma l’anno prossimo? 
“Io credo che una garanzia fondamentale sia Roma: quando giri per la città te ne accorgi di quanto sia importante la città. Se hai la sensibilità di capire cosa potresti fare ti dà tantissimo ingigantendo il tuo lavoro in campo. Per me Mourinho ha un solo difetto: gli piace vincere e se non compete si innervosisce, quindi mettiamo Mourinho in condizione di avere una squadra in linea con la sua carriera e le sue potenzialità. La mia idea è che bisogna dargli tutte le  responsabilità, compresa una squadra che possa arrivare fra le prime quattro. La sua qualità migliore è essere diretto anche quando dice che deve fare tutto lui: io lo capisco perché capita anche a me. A Roma Mourinho è entrato nel cuore della gente e questo si è visto. Se la Roma avesse vinto la seconda finale europea sarebbe stato straordinario ma il giorno dopo devi già guardare avanti: questo è il bello e il brutto di questo sport. Quando vincevo io, per esempio, qualche partita poi mi arrabbiavo sempre, mia moglie mi chiedeva come mai e io gli rispondevo che era proprio quando vincevo che mi arrabbiavo.

Questa è la molla che deve spingere, ma non Mourinho eh, che quando gli vogliono insegnare qualcosa gli mette la cartella sotto braccio e manda a scuola tutti: di solito vengono discussi tutti anche a livello di Ancelotti, quindi figuriamoci se non discutono Mourinho, ma io mi arrabbio molto quando sento che dicono a Mourinho come comportarsi, mi sembra di sentire critiche a Vasco Rossi su come stare sul palco e come fare il cantante. Tu puoi essere d’accoedo o meno su come gioca, ma quando fanno ore consecutive a discutere su di lui ma discuti di nulla e mi viene da sorridere vedendo che vogliono dare a Mourinho comportamenti etici o altro”.

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