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Matic: “I tifosi romanisti sono i migliori in Italia” (VIDEO)

Il centrocampista serbo elogia la tifoseria giallorossa

Reduce da un’ottima stagione con la maglia della Roma, Nemanja Matic ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Starcasinosport in merito al suo primo anno trascorso nella Capitale, che lo ha portato a sfiorare la conquista del suo primo trofeo europeo in carriera. Di seguito, le sue parole.

Parli bene l’italiano.
“Sto facendo del mio meglio e faccio degli esercizi con il nostro insegnante, Claudio. Sta facendo un ottimo lavoro con noi e sto migliorando”.

Cosa ne pensi dei tifosi della Roma?
“Penso che sono i migliori in Italia: non lo dico perché gioco qui, ma perché ho visto che le altre squadre per avere lo stadio pieno devono giocare bene per più partite. Qui invece la fedeltà dei tifosi è fantastica. Da quando sono qui abbiamo sempre avuto 60.000 spettatori all’Olimpico. È impressionante e non penso che anche per gli altri club sia così”.

Sulla frase di Mourinho: “Nemanja è il giocatore di Mourinho”
“Penso sia una cosa positiva. Tutti conoscono Mourinho come allenatore e spero che un giorno potranno dire che ero il José Mourinho dei giocatori. Lo ringrazio”.

I tifosi ti chiamano ‘Il Professore’. Le piace?
“Sì è un bel soprannome. Spero sia perché insegno calcio in mezzo al campo”.

Il tuo soprannome in Inghilterra era ‘Il Lupo’?
“Sì, me lo hanno dato quando giocavo al Manchester United, non al Chelsea. Mi chiamava così Rashford e altri giovani quattro o cinque anni fa. Forse perché in allenamento trovavo sempre il modo di vincere e quindi dicevano che ero come un lupo”.

‘Il Lupo’ è perfetto perché è il simbolo della Roma…
“Sì anche se all’epoca non sapevo che sarei venuto alla Roma”.

Quali sono le differenze tra la Premier League e la Serie A?
“La Premier è cresciuta molto in questi 10 anni. Dal punto di vista finanziario i club sono molto forti e sono migliorati di molto. Hanno ottimi allenatori e hanno comprato i giocatori migliori. Non c’è molta differenza tra i top club e le squadre ‘piccole’. In Inghilterra non ci sono più le squadre piccola. Sono tutte organizzate, hanno grandi mister e grandi tifosi. In Serie A c’è tanta differenza tra le prime 5/6 e le altre, ma spero che il campionato italiano possa crescere e migliorare”.

Lo stadio più caldo in Inghilterra?
“Gli stadi sono sempre pieni e c’è sempre una bella atomosfera. Sono fortunato ad aver giocato con il Chelsea e col Manchester United. Perché ovunque giochi tutti vogliono batterli e c’è sempre un’atmosfera calda. Quando segnano contro di te festeggiano il doppio. Il più caldo è Old Trafford, ho avuto la fortuna di giocarci per 5 anni e 75.000 spettatori a ogni partita è qualcosa di speciale. Gicare lì è particolare”.

In Inghilterra hai giocato tanti derby, il più sentito?
“Penso sia quello tra United e Liverpool. È simile a Boca-River”.

Il derby di Roma?
“Somiglia molto a quello tra United e Liverpool, il giorno della partita sono tutti carichi. Gli italiani rispetto agli inglesi sono più appassionati e  quella partita significa tanto per loro. In Premier si pensa al derby ma si pensa anche dopo tre giorni c’è un’altra partita, magari contro una big. Le persone si dimenticano presto dell’ultima partita. Qua invece il derby è importantissimo”.

Matic in tre parole?
“Marito, padre e tassista. Porto sempre i miei figli in giro o a scuola o all’allenamento. Troppe responsabilità”.

E come calciatore in tre parole?
“Non mi piace parlare di me, è difficile. Posso parlare di altri calciatori e lascio che siano gli altri a parlare di me. Alcuni diranno che sono un buon giocatore, ad altri non piacerà come gioco. Fa parte del mio lavoro. Spero che ci siano più persone che dicano che sono un buon giocatore. Io do il massimo e cerco di migliorare ogni giorno per aiutare i miei compagni, il mio club, e per rendere felici i tifosi. A fine carriera tireremo le somme”.

Ti consideri un centrocampista moderno?
“Dipende da cosa intendi per moderno. Non lo so. Ci sono giocatori più forti e giocatori meno bravi, ogni giocatore ha il suo livello. Penso di aver raggiunto il mio potenziale, ho dimostrato quello che so fare. Forse in alcuni momenti della mia carriera avrei potuto fare meglio ma ho anche deciso di fare il padre oltre al calcio, dopo gli allenamenti. Magari avrei potuto fare qualcosa in più ma avrei dovuto sacrificare l’altro aspetto. Penso di aver avuto una carriera fantastica, che non è finita e ho anche del tempo da passare con la mia famiglia. Sono contento così”.

Qual è il giocatore più forte che hai affrontato in Premier League?
“È una domanda difficile, dico Yaya Touré. Quando sono andato al Chelsea, nel 2014, lui era al Manchester City ed era al picco della sua carriera. Era mostruoso. Probabilmente lui e Aguero erano i migliori giocatori della Premier League. Ho esordito contro di lui, la prima da titolare. Prima avevo giocato qualche minuto ma il mio esordio da titolare l’ho fatto contro Yaya Touré e mi sono detto: “Perché non ho firmato sette giorni dopo?”.

Vi siete scambiati la maglia?
“No, in quell’occasione l’ho tenuta. Ricordo di aver giocato bene, abbiamo vinto quella partita in casa del City 1-0. Ma ricordo che giocare contro di lui è stato molto difficile. Era forte fisicamente, molto abile tatticamente, era forte in tutto. Da quel momento è stato n piacere affrontarlo e misurarmi con lui”.

Ti ricordi qual è il primo giocatore con il quale hai scambiato la maglia?
“No, non me lo ricordo. A casa ho circa 300 maglie scambiate con altri giocatori ma non ricordo chi è stato il primo”.

Qual è il tuo rapporto con Smalling e Abraham?
“Avevo già giocato con entrambi. Abraham ha esordito al Chelsea quando ero lì e mi ha chiesto se me lo ricordassi. Ho risposto di no. Era molto giovane, mi ricordo che si allenava con noi. Abbiamo un buon rapporto, lui e Chris sono persone fantastiche. È bello stare con loro e averli come compagni”.

Ti piace Roma?
“Sì, a me e alla mia famiglia piace molto. Qui dietro alla telecamera c’è mio figlio, ci godiamo il clima, il cibo e le persone. Va tutto benissimo”.

Tuo figlio tifa Roma vero?
“Certamente, se non vinciamo si mette a piangere”.

Perché hai scelto l’8?

“Quando sono arrivato avevo il 21, poi Paulo mi ha chiamato in lacrime chiedendomelo. Gli ho detto che andava bene”.

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