Anche a Lulic e Pinamonti fu inflitta una sanzione a giorni ma durante un periodo esiguo da partite
La sanzione inflitta a José Mourinho, allenatore della Roma, e alla stessa squadra con una multa di 50.000 euro è stata decisa dal Tribunale Federale Nazionale a seguito dei suoi “giudizi lesivi nei confronti dell’arbitro Chiffi e del movimento arbitrale” nel postpartita di Monza-Roma, avvenuto il 3 maggio durante la trentatreesima giornata di Serie A. Mourinho è stato squalificato per 10 giorni, il che significa che salterà il primo e il secondo turno di Serie A.
È importante notare che ci sono stati casi precedenti in cui tesserati di squadre calcistiche sono stati puniti con sanzioni simili. Ad esempio, nel 2016, l’ex calciatore della Lazio, Senad Lulic, fu squalificato per 20 giorni dopo aver fatto commenti razzisti nei confronti di Antonio Rudiger, allora difensore della Roma. Tuttavia, la squalifica di Lulic iniziò durante le vacanze natalizie, quindi saltò solo una partita.
Un altro caso simile riguarda l’attaccante del Sassuolo Andrea Pinamonti, che rivolse insulti a un addetto al controllo antidoping dopo una partita contro l’Atalanta nell’ottobre 2022. Anche Pinamonti fu squalificato per 20 giorni, ma la sua sospensione iniziò a novembre durante la pausa per il Mondiale in Qatar, quindi non saltò nessuna partita.
È comprensibile che tali situazioni possano far emergere dubbi sulla coerenza delle sanzioni e sul trattamento differenziato dei tesserati. L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di razza, religione, opinioni politiche o altre condizioni personali. La consistenza nell’applicazione delle sanzioni è un aspetto importante da considerare per garantire l’applicazione di principi di uguaglianza e giustizia in tutti i settori della società.