L’umore è pessimo, inutile nascondersi. La Roma è caduta ancora, per la quarta volta in dieci partite da inizio campionato e lo ha fatto al cospetto dell’Inter (nuovamente) capolista. Una gara impostata, per stessa ammissione di Cristante, visti i pochi mezzi a disposizione e le scarse energie, per cercare di resistere alla manovra offensiva nerazzurra, sperando di tenere il match in equilibrio fino alla fine.
Il muro eretto per volontà di Mourinho dinanzi alla porta di Rui Patricio è caduto all’82’ per mano di Thuram, bravo a sfruttare l’unico vero svarione del reparto difensivo fin lì quasi perfetto. Il tema principale di queste ore ovviamente non è tanto la sconfitta con l’Inter, quanto l’atteggiamento di una Roma eccessivamente rinunciataria e remissiva.
E in questo senso i numeri sono eloquenti. Le statistiche parziali del primo tempo infatti per parte giallorossa sono tutte contraddistinte dal numero 0: zero tiri in porta, zero tiri totali, zero cross, zero corner. E’ il peggior score in una gara di Serie A della Roma negli ultimi anni, figlio di tanti aspetti. Dalle assenze (anche ieri 5 effettivi più Abraham e Kumbulla), al valore oggettivo dell’avversario che non ha però disputato la sua miglior partita stagionale sul piano dell’efficacia e dell’intensità, per passare anche dal suddetto atteggiamento, imposto dal tecnico, per evitare di soccombere in malo modo.
La classifica in campionato è amara, a tratti amarissima. 14 punti in 10 giornate, media di 1,4 a partita che in una proiezione finale fa 53, un bottino da metà classifica.
Negli ultimi 10 anni i giallorossi non avevano mai iniziato così male. Dai 30 punti della prima stagione di Garcia (con primo posto ovvio dopo dieci gare) ai 22 dello scorso anno – dunque -8 in questo momento – la media è sempre stata di 5-8 punti in più.
2022-23 – 22 punti (+8) 4° posto
2021-22 – 19 punti (+5) 4° posto
2020-21 – 18 punti (+4) 6° posto
2019-20 – 19 punti (+5) 4° posto
2018-19 – 15 punti (+1) 7° posto
2017-18 – 22 punti (+8) 5° posto
2016-17 – 22 punti (+8) 2° posto
2015-16 – 23 punti (+9) 1° posto
2014-15 – 22 punti (+8) 2° posto
2013-14 – 30 punti (+16) 1° posto
E se si considera giustamente il campionato come una maratona, nella quale la statistica e la continuità di rendimento poi definiscono la tua fortuna, è del tutto evidente che l’obiettivo Champions oggi per la Roma appaia lontanissimo. Lo scorso anno i giallorossi chiusero a -6 dal quarto posto e oggi sono in ritardo di 8 punti rispetto ad una stagione fa. Di fatto la Roma, se la quarta posizione di media si raggiunge con 70 punti minimi, dovrebbero realizzare una mezza impresa.
Dai numeri alla filosofia il passo in genere non è breve, in questo caso forse sì. Perchè ad intristire di più in queste ore non è forse neanche la classifica, ma quel senso di ‘inevitabile’ che avvolge la Roma ormai da anni in determinate partite. Se in Europa i giallorossi hanno acquisto uno status importante, con la nona posizione nel ranking UEFA e la capacità di raggiungere due finali consecutive, tre semifinali negli ultimi tre anni affidandosi in Serie A purtroppo il trend è sempre lo stesso. Dall’imprevedibile e lo squilibrio europeo, habitat naturale dei giallorossi all‘aurea mediocritas sconsolante tra i confini nazionali.
Una dimensione di desolante precarietà, che vede i giallorossi incapaci di trovare continuità di risultati e soprattutto di alzare il proprio livello di prestazioni contro le big. Sembra non esserci storia spesso e volentieri, salvo determinate rare occasioni come la vittoria contro la Juve dello scorso anno frutto di un’iniziativa individuale di Mancini.