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Bove: “Mi emoziono ancora quando entro a Trigoria. Questo rinnovo significa molto per me”

Edoardo ha rinnovato il suo contratto con la Roma fino al 2028: ecco le parole del centrocampista giallorosso

Bove resterà in giallorosso. Il numero 52 ha firmato il rinnovo fino al 2028 e José Mourinho potrà continuare a fare affidamento su uno dei giovani da lui lanciati in prima squadra. Edoardo ha parlato così dopo la firma:

Sul rinnovo.
Questo rinnovo significa molto per me: sono entrato alla Roma che ero un bambino e ancora oggi mi emoziono nel ricordare il mio primo ingresso al Fulvio Bernardini. Negli anni è cresciuta la consapevolezza del luogo in cui mi trovo e oggi desidero ringraziare la Società per gli strumenti che mi ha messo a disposizione e per l’opportunità di proseguire il mio percorso nella famiglia giallorossa”.

Ti sei legato alla Roma fino al 2028. Che cosa significa per te questo rinnovo?
“Per me che sono cresciuto qui significa tantissimo. Questo è il dodicesimo anno che sono qui alla Roma, ricordo benissimo quando sono entrato. Anzi, a volte raccontandolo è un’emozione che mi tocca molto ancora. Quindi aver rinnovato è un’emozione che sicuramente mi darà grandissima fiducia anche per il futuro. Sono molto contento”.

C’è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare?
“Voglio ringraziare in primis la società, che mi dà la possibilità di poter continuare questo percorso che dura ormai una vita e lo fa sempre nel miglior modo possibile per me. Mi dà sempre tutto quello che mi serve, per me è davvero una grandissima emozione. Sono qui da dodici anni come ho detto, ma ogni anno che passa è un percorso di crescita che continua e della quale sono contento.

In questi anni, quanto è cresciuto l’uomo e in quanto il calciatore?
“Sicuramente l’uomo è cresciuto di pari passo al calciatore, anche perché sono entrato che ero un bambino e adesso sono uomo. Man mano che vai avanti acquisisci consapevolezza e ti rendi conto di dove sei e quanto sei fortunato ad essere qui. Allo stesso tempo, il calciatore è ovviamente cresciuto tantissimo. Tutti i mezzi che la società ti mette a disposizione e le persone di grande spessore che sono qui ti danno una grandissima mano a crescere. Quindi sono cresciuto tantissimo sia dal punto di vista umano che tecnico”.

In cosa pensi di poter migliorare ancora?
“Ci sono tante cose su cui posso migliorare. Sicuramente in campo sono cose più tecniche e specifiche, perché credo che una delle mie grandi doti sia una giusta mentalità focalizzata sul lavoro costante e quotidiano. Credendo molto nel lavoro, penso che dal punto di vista mentale sono sulla giusta strada. Magari su alcuni aspetti di campo devo migliorare, ma mi sto rendendo conto che sto intraprendendo la giusta strada e mi fa davvero tanto piacere che la società punti su di me e si renda conto che c’è ampio margine di crescita e un futuro su cui lavorare insieme. Questa è la cosa più importante, perché quando un percorso viene condiviso sia dal giocatore che dalla società la cosa che accade è continuare insieme, perché siamo felici insieme”.

Sei molto giovane. Ma se dovessi dare a un giocatore con meno anni di te e che si sta approcciando al calcio professionistico, cosa gli diresti?
“Se dovessi dare un consiglio a un ragazzo forse lo farei dal punto di vista mentale, perché nel calcio in generale, dai più piccoli ai più grandi, esistono grandi talenti che hanno doti tecniche e fisiche eccezionali. Ma per diventare calciatore serve anche una mentalità che va costruita nel tempo e che va allenata, senza dubbio. Al di là del fatto che crescere mentalmente ti serve per crescere sul campo, va allenata perché ti serve anche per curare il tuo percorso e per vivere al meglio quelle cose come non uscire prima della partita, mangiare bene. Uno pensa siano cose superflue, ma fanno parte di quel tipo di mentalità che serve se vuoi fare questa professione. Alla fine quindi direi di lavorare tanto sulla testa, che è una cosa fondamentale. E lavorare ogni giorno pensando che si può migliorare e andare avanti, perché nel calcio ci vuole un attimo tanto per eccellere quanto per andare in basso. Bisogna sempre stare sul pezzo”.

In questo tuo processo di crescita, quanto ti hanno aiutato Mourinho, Pinto e i tuoi compagni?
“Naturalmente questo contratto che firmo è anche merito loro, perché la mia crescita c’è stata anche grazie alle possibilità che mi sono state date e alle persone che hanno creduto in me. Poi sono stato anche io bravo a cogliere le mie occasioni e a non mollare, però devo solo ringraziare queste persone per quello che sono e per i consigli che mi hanno dato”.

Alle porte c’è un mese pieno, ricco di appuntamenti importanti.
“Sicuramente è un mese molto importante per noi, come d’altronde lo sono tutti. La nostra mentalità è di guardare partita e partita, anche se ovviamente ci rendiamo conto che sono partite molto importanti, anche con scontri diretti. Ma il focus è sempre lo stesso: guardare ogni partita con la voglia di portare a casa i 3 punti”.

Un tuo obiettivo personale?
“Il mio prossimo obiettivo personale è consolidare la mia crescita, perché mi sento in continua evoluzione e questo mi fa piacere. Però so che devo continuare a lavorare e che c’è un lavoro su me stesso che devo fare. Per quanto riguarda la squadra, spero di vincere il più possibile con la Roma perché è quello che ho sempre sognato da bambino e quindi lavorerò anche per questo”.

Che sensazione ti dà entrare allo Stadio Olimpico?
“Una sensazione unica, sicuramente difficile da descrivere. Poi quest’anno stiamo entrando in campo passando sotto la curva, un’entrata particolare che è ancora più bella. Quindi quest’anno è davvero bellissimo, ti dà una carica incredibile entrare in quel modo. Ti vengono quasi i brividi quando entri all’Olimpico”.

Come procede la carriera universitaria?
“Sicuramente bene, perché sto continuando a studiare. Credo proceda di pari passo con quella calcistica, perché anche ad esempio a breve avrò un altro esame e anche in questo devi stare sul pezzo, altrimenti non ti lasciano scampo. Allo stesso tempo devo riuscire a dedicarmi a quella calcistica, che è la carriera principale. Però sono davvero onorato di fare questa doppia carriera, diciamo. Perché non è banale e la maggior parte delle volte lo sport viene visto come un ostacolo alla formazione completa dell’individuo, ma secondo me non deve essere così e credo che comunque debbano essere perseguite entrambe le cose. Sicuramente si può fare e io, nel mio piccolo, cerco di farlo”.

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