La gara di Supercoppa italiana della Roma Femminile contro la Juventus non è andata come si augurava la banda di mister Spugna, che è uscita sconfitta con il risultato finale di 1-2 in favore delle bianconere. Al vantaggio iniziale della Juve, arrivato con lo sfortunato autogol di Viens, ha risposto la splendida rete da fuori area di Saki Kumagai intorno alla mezz’ora di gioco. Nella ripresa poi il gol di Garbino ha portato il risultato sull’1-2 finale. Cosa è mancato alla Roma, e più in generale, cosa manca a questa squadra per iniziare ad affermarsi con costanza anche negli scontri diretti contro la Juventus e contro le big del calcio europeo? La parola chiave è concretezza, sotto molti punti di vista.
Concretezza può essere sinonimo di cinismo: serve realizzare di più sotto porta nelle gare che contano
Tanto per cominciare, concretezza in campo calcistico significa cinismo. A questa squadra serve disperatamente essere più cattiva sotto porta. Non fraintendiamo: la Roma segna tanto, ha il miglior attacco del campionato con ben 38 reti realizzate in appena 11 gare disputate, più di tre gol a partita. La numero 9 Valentina Giacinti è una garanzia in questo senso, al netto di una prova piuttosto opaca disputata in Supercoppa. La sensazione però è che in alcuni momenti chiave della stagione, gare in cui si sarebbe potuto portare a casa risultati straordinari per far fare ancora più un salto di qualità a un gruppo che rimane in continua crescita e che, non scordiamocelo, è Campione d’Italia in carica, sia mancata la capacità di sfruttare quelle 2-3 occasioni che una big europea può concedere nell’arco dei novanta minuti. Emblematica, oltre alla partita di ieri, è la gara del Tre Fontane contro il PSG: lo scorso 20 dicembre le giallorosse giocarono un match alla pari dal punto di vista della prestazione contro una squadra favoritissima dal pronostico. Diverse occasioni per la Roma, ma non si è riusciti a sbloccare lo score delle reti realizzate fino ai minuti di recupero del secondo tempo, tra l’altro su calcio di punizione. Al contrario, il PSG fu bravissimo a capitalizzare le occasioni create, per il 3-1 finale.
Il commento di mister Spugna: “Giocare bene non basta in queste occasioni”
È decisamente un peccato. Come scrivevamo alla vigilia della sfida di Supercoppa, qualche anno fa sarebbe sembrato impossibile ai più già semplicemente arrivare a disputare gare di quest’importanza, figurarsi arrivare a giocarle alla pari. Tornare a casa con il rimpianto di aver potuto vincere partite del genere e di non esserci riuscite per mancanza di lucidità sotto porta è un qualcosa che la Roma non vuole e non può permettersi. Altro punto importante: mister Alessandro Spugna ha sottolineato, nell’intervista rilasciata a Rai Sport nell’immediato post-gara, l’atteggiamento troppo molle di inizio gara e la poca convinzione con cui nei minuti finali le calciatrici giallorosse si sono buttate nell’area avversaria per cercare un gol “sporco”. In gare simili è necessario avere anche la capacità di discostarsi dalla semplice applicazione delle idee di gioco provate in allenamento e di trovare soluzioni alternative per raggiungere l’obiettivo, cosa che ha messo in pratica la Juventus. Come ha detto il tecnico giallorosso, per vincere queste gare “Giocare bene non basta”.
La bella Roma può e deve iniziare anche a ballare
Non dimentichiamoci che stiamo comunque parlando di un collettivo con qualità incredibili, e che ha non solo la capacità, ma anche l’ambizione di fare sempre meglio per lasciare una traccia indelebile nella storia del calcio femminile in Italia e non solo. Quando si parla di qualcuno che ha qualità ma non è abbastanza pragmatico e/o smaliziato, si dice che quel qualcuno “è bello ma non balla”. Per fare la storia allora è necessario che una bella Roma inizi anche a ballare.