La sfida tra Roma e Alessandria del 17 marzo 1929 si trasforma in una battaglia infuocata. Sin dai primi minuti il gioco è duro, con continui contrasti e interventi fallosi. I giallorossi, guidati da Bernardini, non si tirano indietro e rispondono colpo su colpo. La tensione cresce fino al 60’, quando l’arbitro assegna un rigore alla Roma per un evidente fallo di mano sulla linea di porta. Il pubblico piemontese esplode in proteste, nonostante l’irregolarità fosse chiara. Barzan non si lascia intimorire e trasforma il penalty, portando in vantaggio la Roma. Poco dopo, il portiere romanista Ballante viene colpito violentemente in area: ne nasce una rissa furiosa tra i giocatori, tanto che devono intervenire i carabinieri per riportare l’ordine in campo.
L’apparente calma dura poco. Quando Volk segna il raddoppio giallorosso, i tifosi dell’Alessandria scatenano il putiferio. Invadono il terreno di gioco, accerchiano l’arbitro Scarpi e arrivano persino ad aggredirlo fisicamente. La situazione è ormai fuori controllo, e la partita viene sospesa all’80’ per motivi di sicurezza. I giocatori della Roma, ancora in divisa, vengono scortati fuori dallo stadio dalla polizia. Il Direttorio delle Divisioni Superiori interviene rapidamente e conferma la vittoria per 0-2 a tavolino per la Roma. L’Alessandria subisce anche una multa di 2.000 lire e la squalifica del proprio stadio per una giornata. Un epilogo burrascoso per una partita già segnata da violenza e tensione.