Nella serata odierna, si è svolta la 40esima edizione del ‘Premio Maestrelli’, evento che ha visto premiati due grandi del calcio italiano: Claudio Ranieri e Carlo Ancelotti. La cerimonia, che celebra l’eccellenza nel mondo del calcio, ha visto anche la partecipazione di numerosi ospiti e addetti ai lavori del settore. A margine dell’evento, l’arbitro Simone Sozza ha rilasciato alcune dichiarazioni, concentrandosi in particolare su una delle questioni più dibattute nel calcio moderno: la possibile introduzione del VAR a chiamata. Ecco le sue parole:
Si sente la pressione della categoria e della gestione che diventano sempre più complesse?
“Sì, la pressione c’è ed è giusto che ci sia. Affrontiamo partite importanti in un campionato altrettanto importante, che quest’anno è ancora più equilibrato e interessante. Quindi per noi la pressione è naturale ed è giusto che ci sia. Ma abbiamo tutte le risorse e le possibilità per affrontarla e gestire meglio le situazioni e le partite“.
Cresce sempre di più l’apporto della tecnologia: come viene percepito dal mondo arbitrale? Che idea si è fatto della possibilità del VAR a chiamata?
“L’AIA è sempre stata apertissima alla tecnologia. Non a caso siamo il primo paese ad aver iniziato a utilizzare il VAR e tutte le innovazioni tecnologiche, come il SOAT (il fuorigioco semiautomatico). Quindi, dal nostro lato, siamo assolutamente favorevoli. Per quanto riguarda eventuali modifiche al protocollo leggo che se ne sta parlando e l’AIA sarà sicuramente a disposizione per valutarle e, se necessario, implementare il protocollo attuale“.
Quanto vi preoccupa il fatto che spesso le proteste nei vostri confronti si ripercuotano sugli arbitri più giovani?
“Una protesta plateale o un gesto di un calciatore di Serie A, purtroppo, nei campi di periferia può trasformarsi in una spinta, un pugno o uno sputo. In Serie A siamo chiaramente tutelati, i calciatori sono professionisti e si comportano in determinati modi. In una categoria inferiore o provinciale, però, i calciatori hanno meno da perdere, quindi l’esempio deve partire dai campi più importanti, quelli più blasonati“.