L’obiettivo Champions League è diventato cruciale non solo per motivi sportivi, ma anche per le strategie a lungo termine della proprietà della Roma. Fin dall’arrivo della famiglia Friedkin, la richiesta è stata chiara: riportare il club ai vertici, non solo in Italia ma anche in Europa. La qualificazione alla massima competizione europea rappresenta un passaggio obbligato in questo percorso.
Sarebbe la prima volta sotto la gestione texana che i giallorossi accederebbero alla fase a gironi della Champions. Un traguardo che migliorerebbe l’immagine internazionale del club e, soprattutto, garantirebbe benefici economici immediati. Come riporta La Repubblica, Il solo ingresso nel torneo vale circa 60 milioni di euro, cifra che comprende diritti televisivi, bonus di partecipazione e coefficienti UEFA.
Ma i guadagni non si fermano qui. Il club potrebbe incassare ulteriori fondi dai premi prestazione per le 8 gare della fase a gironi e dagli introiti derivanti dalle 4 partite casalinghe disputate allo Stadio Olimpico. Questi ricavi extra rappresenterebbero una svolta decisiva per la gestione finanziaria, in un momento in cui il fair play UEFA impone rigore e sostenibilità nei bilanci. Oltre ai conti, anche l’appeal del club trarrebbe beneficio da una presenza in Champions: attrarre sponsor, valorizzare i talenti in rosa e aumentare la visibilità globale sono tutti effetti collaterali positivi di una qualificazione europea.