Radja Nainggolan torna a far parlare di sè. L’ex centrocampista della Roma, in giallorosso dal 2014 al 2018, ha rilasciato un’intervista al programma ‘Le Iene’ per la puntata che andrà in onda questa sera su Italia 1. Ecco le parole di Nainggolan, che ha ripercorso la propria carriera e affrontato anche lo scottante argomento riguardante l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti nello scorso gennaio.
Ma dietro i titoli dei giornali si nasconde davvero la verità?
“Mi hanno sbattuto dentro per delle str***ate”
Radja parla di un’infanzia che avrebbe potuto schiacciarlo.
“Facevo a botte, rubavo… era il modo che avevo per sopravvivere. Non avevamo nulla, cercavo solo di portare qualcosa a casa”.
Poi a 16 anni, arriva la svolta. Il calcio diventa il suo modo per vivere un’altra vita.
“Se non fossi partito, non so dove sarei finito. Forse in galera. O peggio.”
Al calciatore gli viene chiesto, com’era davvero la vita da calciatore. La risposta è una routine fuori dagli schemi, come lui.
“Martedì andavo a ballare. Mercoledì playstation. Giovedì hip hop, la mia serata preferita… mi distruggevo. Venerdì ero in coma all’allenamento. Sabato si giocava. Domenica riposo. Lunedì ritiro. Martedì Champions.”
Anche nei ritiri, Radja non si faceva mancare nulla.
“Una notte eravamo nella stanza di Totti: io, Pjanic e Manolas a giocare a punto-banco. Era passata l’una. Uscendo, troviamo Spalletti che dormiva in mezzo al corridoio. Io e Pjanic cerchiamo di passare in silenzio, ma lui si sveglia e ci urla: ‘Dove ca**o andate?!’. Il giorno dopo, Totti e Pjanic in panchina.”
Ma oltre ad aneddoti di spogliatoio, ci sono anche quelli fuori dal campo. A Milano, dopo una brutta partita con l’Inter, finisce in un locale per festeggiare il compleanno di un amico. Al tavolo arrivano alcuni ultras nerazzurri. Uno gli molla uno schiaffo.
“Succede anche questo, quando la gente pensa che il calciatore debba essere perfetto.”
Tra le confessioni, c’è spazio anche per una dipendenza mai nascosta, il gioco d’azzardo.
“Una volta ho perso 200 mila euro in una notte al casinò. Non era per soldi. Cercavo l’adrenalina. Anche su siti illegali, sì. Era un modo per sentirmi vivo.”
Poi arriva gennaio 2025. I titoli parlano chiaro: “arrestato Radja Nainggolan per traffico internazionale di cocaina”. Lui nega con forza.
“Io la droga la odio. Mi hanno fatto passare per Escobar, ma non c’entro niente.”
E sul legame con Nasr-Eddine Sekkaki, fratello minore del famigerato boss Ashraf Sekkaki, è schietto.
“Ci scrivevamo. Mi hanno detto che erano messaggi in codice. In realtà c’era solo un prestito di soldi, nessuna droga, nessun debito di gioco. Siamo amici, ma quello che fa nella vita è affar suo, non mio.”