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Conferenza stampa, Ranieri: “Tifosi stateci vicini. Voglio vedere la squadra arare il campo” (GALLERY/VIDEO)

“Accetto l’errore ma prima bisogna morire sul campo”

Alle 14:30, presso la sala stampa del Centro Sportivo Fulvio Bernardini, Claudio Ranieri ha tenuto la sua prima conferenza stampa pre-partita da tecnico giallorosso, in vista della gara di lunedì sera allo Stadio Olimpico contro l’Empoli.

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Quali sono le sue sensazioni e emozioni oggi rapportate a quelle di dieci anni fa?
“Le emozioni sono sempre belle, diciamo che continuo a fare questo lavoro perché mi dà proprio un’emozione. Già quando si cambia società è un qualcosa in più, il ritorno a Roma fa sentire qualcosa di speciale, per noi tifosi Romani soprattutto. E’ un momento difficile però sono pronto, sono pronto a lottare.”

Ha diretto solamente due allenamenti, quali indicazioni ha ricavato? Ha capito dove intervenire?
“Di allenamento vero ne ho fatto uno soltanto, eravamo 12 giocatori. Tutti gli altri stavano recuperando dalle fatiche di Oporto. Oggi sarà il primo allenamento con un pochino più di giocatori. Sono curioso, parlerò con loro per vedere se hanno recuperato. La cosa più importante è la motivazione. Voi che siete qui siete in un momento negativo, io vengo da fuori e dico che la Champions è molto vicina. Saranno importantissime le prossime due partite. Sarà importantissimo il pubblico che deve capire che i ragazzi sono ben voluti, da solo non ce la faccio a portare la squadra in Champions, con l’aiuto del pubblico mi sento più sicuro. Se hai il pubblico romano alle spalle che ti soffia dietro tutto può accadere. Da tifoso romanista chiedo l’aiuto a me stesso, visto che sono tifoso.”

Come valori tecnici cosa l’ha colpita positivamente della squadra di quest’anno? La fase difensiva è la priorità tra le vari problematiche?
“Mi sembra che abbiamo fatto 49 gol, per cui  vuoi o non vuoi il gol lo riesce a fare. Per la fase difensiva bisogna essere tutti quanti propensi a rientrare velocemente per non subire gol. Quando ho potuto ho seguito la squadra, molti gol sono venuti in fase di costruzione, palla a noi, palla persa, transizione e gol. Se tu perdi palla e questa palla persa porta al gol fa sentire colpevole il giocatore che ha perso palla e perde fiducia in se stesso. E’ importante non perdere palla, parlerò con i ragazzi e studieremo la soluzione più idonea per non perdere molti palloni in fase di uscita”.

Per crederci adesso a cosa si deve aggrappare Claudio Ranieri?
“Io mi aggrappo ai tifosi. I giocatori devono saper reagire, per farlo si devono sentire amati dai propri tifosi, è brutto giocare in casa e avere paura di giocare. Chiedo ai tifosi questo lasciapassare, stateci vicino”.

Ci dice una sua frase tipica?
“Non mi vengono, sono un istintivo, quello che sento gli dico. Forse sono credibile proprio per questo, quello che sento dentro lo esterno tutto senza paura e timore. Noi vogliamo vedere la squadra arare il campo, voglio vedere gente che sprizza rabbia e determinazione. Accettiamo l’errore, ma prima devi morire sul campo”.

Come vede tre giocatori: Florenzi è un terzino o è un giocatore d’attacco? Zaniolo deve giocare in mezzo o sull’esterno? Schick e Dzeko possono giocare insieme?
“Florenzi è un giocatore universale, può giocare sia dietro che più avanti con le stesse caratteristiche, dipende dalla partita, dall’avversario e dalla situazione tattica. L’importante è che Alessandro si riprenda, essendo romano lo capisco, ogni suo errore gli pesa di più. Lui deve tirare fuori la romanità giusta, si può sbagliare, ma deve tirare fuori il petto. Il vostro rebus è dove deve giocare Zaniolo, Schick, Dzeko e tutto. Zaniolo giocando centrale fa il suo ruolo. Dipende se centralmente io ho 2-3 Zaniolo devo vedere chi può giocare aperto. Magari gli tolgo un 20% a questo giocatore e all’altro do il 100%. Questo mio dubbio lo scioglierò soltanto parlando con loro, devo capire chi mi può dare di più come esterno invece dell’altro. Devo avere uno al 100% e uno all’80%, non uno al 100% e uno al 50%. Deve creare problemi agli avversari. Dzeko e Schick per me devono giocare insieme. Ho visto Schick entrare ad Oporto con una rabbia e una volontà! Ha una qualità incredibile, è fortissimo, è velocissimo, è tecnico. Sono convinto che se si sblocca, ed è vicino a sbloccarsi, i tifosi si innamoreranno di questo ragazzi”.

Che impressione ed idea ha avuto su Pastore?
“Io non l’ho visto quest’anno qui alla Roma, le poche partite che ha giocato non le ho viste. E’ un giocatore di classe sublime quello che ho visto a Palermo e Parigi. Io adesso ho gente che dimostri di fare la differenza, non guardo nomi o ingaggi. Dobbiamo essere una squadra. Chi si impegna con la squadra dall’inizio alla fine ha più probabilità di giocare. Non parlo di Pastor, parlo in generale, di tutti, non di Pastore. Tutti devono dare di più, se siamo in questa situazione è perché non tutti hanno dato il massimo. Ha pagato Eusebio, adesso devono rispondere loro sul campo. Io aiuterò loro, ma loro devono aiutare me e devono farci vedere quello che sanno fare e come lo vogliono fare”.

Ha firmato per dodici partite, le era mai successo?
“No”.

Dove si vede il 1 luglio? Ancora la Roma? 
“Io mi vedo adesso qui con voi e domani sera in panchina. Non vado oltre, sono abituato a fare passo dopo passo: un’altra società non l’avrei mai presa, se la Roma chiama io devo rispondere sì”.

I cambiamenti a Trigoria hanno avuto un impatto sull’umore della squadra?
“E’ difficile, non conosco il dopo e adesso c’è il nuovo. A me tutte queste cose non interessano, non sono bambini di 4 anni, sono uomini e devono dare il meglio, con me, con un altro, con tutti. Non ci devono essere più scuse. Si va in campo. La palla e il calcio lo conoscono, se sono stati acquistati è perché lo meritano, altre cose non mi interessano. Io voglio una squadra allegra, sorridente, che lotta e che non si arrende mai. Chi ha problemi se li tenesse a casa, a me non interessa”.

Che cosa ha pensato alla chiamata di Totti? Ha sentito Di Francesco? E’ vero che non ha neanche trattato l’ingaggio?
“Non mi ricordo come mi ha detto Francesco “Che fa mister? Dove sta?” e io “Sto a casa a Londra” e poi abbiamo continuato a parlare. Eusebio non l’ho sentito perché capisco l’amarezza di chi viene esonerato, però ho fatto un tifo spaventoso per lui, il primo anno e  anche adesso. Ha fatto degli errori? Tutti facciamo errori, non c’è un allenatore esente. Non ho trattato l’ingaggio, ho perso più quando sono andato via che quando sono arrivato adesso. Sono qui per la maglia, non per i soldi”.

E’ più difficile questa situazione o quella della sua prima Roma?
“Quella di tanti anni fa era una squadra importante, magari che stava sul viale del tramonto, perché c’erano diversi giocatori di una certa età. Sono riuscito a motivarli il primo anno, meno il secondo, per questo sono andato via. Da tifoso romanista se non riesco a motivare i miei giocatori romanisti me ne vado via. Devo prima andare sul campo e sentire la squadra per rispondere. Ci vuole l’aiuto del pubblico, ma soprattutto dei giocatori, chiederò il massimo a loro perché sono molto esigente con me stesso”.

Lei come tanti allenatori venite a Roma senza porre condizioni, poi uscite con le ossa rotte. Come si spiega questa contraddizione? Su cosa bisogna intervenire di più della squadra? Aspetto mentale o tecnico?
“Io la scelgo per un fatto che tutti sapete, perché la scelgano gli altri non lo so. Posso immaginare che Roma ti dà delle emozioni che in altri posti non sono così speciali. A Roma si vive 25 ore al giorno di calcio. Ne parlate 25 ore al giorno in tutte le vostre sedi: radio, televisioni e giornali. E’ una squadra che fa notizia, che ogni anno lotta per la Champions, è una delle migliori squadre italiane. C’è una nuova proprietà che cerca di fare del suo meglio, ci sta investendo un sacco di soldi, è logico che poi a fine stagione in parte deve far quadrare il bilancio perché poi sennò non può essere iscritta. L’aspetto mentale è la prima cosa, non ho parlato di caratteristiche tecniche. L’aspetto mentale è la cosa più importante in questo momento. L’aspetto di volere fortemente un obiettivo. Io voglio gente ambiziosa, entrare in Champions non sarà facile, ma non mi arrenderò mai e incontrerò delle difficoltà. Se sono un negativo alla prima difficoltà mi arrendo. Se sono un caparbio e non mollo mai alla prima difficoltà aumento, cerco di capire il perché, scavalco il problema, ci vado dentro. Io sono uno che non si arrende”.

Dzeko sta segnando meno rispetto agli ultimi anni, perché?
“E’ normale che i bomber hanno un anno no. Quando facciamo le squadre tutti gli allenatori guardano i gol e la media gol degli attaccanti nella loro carriera. Anche Pruzzo e Batistuta, e i più forti attaccanti hanno avuto i momenti no. Ci sono ancora 12 partite per Dzeko. Vediamo cosa saprà fare”.

Chi sarà il portiere domani? Olsen o Mirante?
“Lasciatemi vedere l’allenamento e domani saprete la formazione”.

Una vicinanza maggiore dei tifosi può essere d’aiuto? Dall’Inghilterra ha portato la famosa campanella?
“Qui ci vuole la campana di San Pietro, non la campanella (risata, ndr). Non mi chiedete cose a cui non so rispondere. In questo momento dobbiamo trovare serenità, rabbia e determinazione”.

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