Domani alle 14, nel Salone d’Onore del Coni, si terrà la conferenza stampa in cui Francesco Totti dirà addio alla Roma
Le parole che Totti pronuncerà domani al Coni produrranno effetti incalcolabili e forse irreparabili, rendendo ancor più complicata la ricostruzione dopo un’annata disastrosa. Secondo quanto riporta La Repubblica, la Roma teme che le rivelazioni di domani possano agitare ulteriormente l’ambiente, rendendo ancora più incandescente l’umore della tifoseria che, in occasione dell’addio di De Rossi, ha contestato Pallotta e la società come non aveva mai fatto prima. Se due anni fa l’addio da calciatore Totti lo aveva vissuto con tristezza, convinto che la scelta di fargli appendere gli scarpini al chiodo fosse un’ingiustizia, questa separazione è diversa. È frutto della rabbia e della delusione per come si è comportata la società con lui, per non averlo mai reso davvero partecipe delle decisioni più importanti per il futuro del club, per averlo sempre scavalcato e utilizzato freddamente come un ambasciatore da esporre in giro per il mondo senza dargli però alcun potere decisionale.
Il pensiero di Totti, confidato agli amici, è chiaro: “Se devo rimanere da sopportato, è meglio che vada via”. Il primo a sancire lo scarso peso politico che Totti ha avuto da dirigente era stato Daniele De Rossi, quando nella sua conferenza stampa d’addio spiegò i motivi per cui non aveva alcuna intenzione di iniziare un’avventura manageriale: “La sensazione è che sia difficile incidere per davvero sul club. Faccio fare il lavoro sporco a Totti, spero prenda più potere possibile e poi magari un giorno, se cambierò idea, lo raggiungerò“. Alla fine, invece, è stato Totti a raggiungere De Rossi: lontano dalla Roma e soprattutto da Pallotta e Baldini.