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Moreno c.t. per caso: “Pensavo di lasciare, ma Luis mi ha detto, ora la Spagna è tua”

L’ex vice del tecnico spagnolo, ora a capo della nazionale maggiore: “Prima della morte di Xana Luis Enrique mi disse di prendere in mano la squadra”

Una storia molto particolare quella di Robert Moreno, 42 anni, c.t. della Spagna, arrivato alla panchina nelle circostanze più imprevedibili e amare. Il 19 giugno, Luis Enrique si dimette per la malattia che porterà alla morte sua figlia Xana, di 9 anni. Lui, vice “storico” , diventa c.t. nelle condizioni più difficili.

“C’è un antefatto, quando Luis (il 26 marzo 2019, alla vigilia di Malta-Spagna; ndr) deve correre al capezzale di Xana. Con lo staff cerchiamo di portare avanti il suo lavoro. Quando dà le dimissioni, siamo tutti pronti a lasciare. Non contano né soldi né incarichi” racconta Moreno in un’intervista al Corriere dello Sport. “Il presidente della Federcalcio, Luis Rubiales, ci chiede però di continuare, almeno fino all’Europeo 2020. Ne parliamo con Luis Enrique e lui è d’accordo. Mi dice: ora è la tua squadra, le decisioni le prenderai tu. E adesso siamo qui, qualificati per l’Europeo, lungo la strada che aveva preso Luis e che noi abbiamo solo continuato”

Da vice a capo allenatore in un giorno. Come è possibile?
“Il calcio è sempre stato la mia passione, giocavo in squadre minori della Catalogna e ho capito presto che non sarei diventato un campione. Se volevo restare nel calcio dovevo studiarlo”.

A 14 anni il maestro di educazione fisica della sua scuola, Tecla Sala, le chiede di aiutarlo a proporre gli esercizi agli alunni; a 16 inizia ad allenare gli Allievi del La Florida…
“A 16 anni provai a iscrivermi al corso per il primo patentino, ma bisognava averne compiuti 18. Ora hanno  abbassato il limite d’età. Avevo capito l’importanza della statistica e dei video. Studiavo allenamenti, tattiche, preparavo filmati personalizzati per ogni calciatore. Giravo per la Catalogna a filmare partite. In quinta serie, però, non c’era mercato per lo scouting, neppure gratis. Facevo la figura di quello un po’ strano”.

Sliding doors: nel 2007 la presentano al corpo tecnico del Barcellona, nel 2008 conosce Luis Enrique e inizia a lavorare come analista. E poi?
“Nel 2011 Luis Enrique firma per la Roma e Ivan de La Peña dovrebbe seguirlo come vice, però rinuncia (il passato nella Lazio non è gradito dalla tifoseria giallorossa, ndr). Così Luis propone a me di fargli da secondo e inizia la mia avventura romana”.

Che finisce dopo un anno soltanto, con Luis Enrique che lascia sul tavolo un anno intero di stipendio. Cosa non ha funzionato?
“Era una società giovane ed eravamo giovani anche noi. È stata comunque una grande esperienza e quando torno a Roma mi sento ancora a casa mia”

Cosa pensa della Roma che ha detto addio a Totti e De Rossi?
“Veramente ero io che volevo chiederlo a lei”.

Andiamo avanti. Spagna e Italia si sono qualificate per Euro 2020. Dove le mette nella griglia di partenza?
“Le favorite sono Francia, Inghilterra e Germania.La nazionale che mi piace di più è il Belgio. Spagna e Italia partono di rincorsa,ma può essere un bene”.

Due azzurri che le piacciono?
“Chiesa e Zaniolo”.

Barça contro Real è diventato Catalogna contro Spagna? Non teme un effetto-Jugoslavia sulla squadra, spaccata in due?
“No, per due motivi. Il primo: voi vedetele immagini degli scontri di piazza, di grande impatto, ma quella non è la realtà di tutti i giorni. Non siamo in guerra.Il secondo: anche per i tanti stranieri che giocano nel Real Madrid e nel Barcellona, la mia Spagna è una nazionale arcobaleno, con calciatori di tante squadre diverse”.

Moreno c.t. per caso
“Pensavo di lasciare ma Luis mi ha detto ora la Spagna è tua”.

Lei, però, ha cancellato i suoi profili social. Perché?
“Non potevo rispondere a tutti né entrare in continue polemiche. Sarebbe diventato un secondo lavoro”.

I club dicono che le nazionali “rompono”…
“Si gioca tanto, ma io i miei calciatori li vedo poco e posso allenarli pochissimo. Arrivano dal campionato, facciamo più defaticante che altro. Li ho davvero a disposizione solo prima delle grandi manifestazioni, a stagione conclusa”.

In questo senso il Mondiale 2022, che si giocherà in Qatar tra novembre e dicembre, sarà una grande novità.
“Negli stadi ci sarà l’aria condizionata, i giocatori saranno meno stanchi rispetto al solito: potrebbe essere un Mondiale fantastico dal punto di vista tecnico. Sarà una grande occasione anche per i commissari tecnici. Di solito quando finisce un Mondiale i club hanno già scelto l’allenatore per la stagione in arrivo. In questo caso, invece, la competizione sarà una grande vetrina anche per i tecnici”.

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