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Boateng: “Contro il razzismo servono misure drastiche”

Le parole del centrocampista: “Sono stufo, la gente non capisce come  si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa”

Torna sul tema razzismo negli stadi il centrocampista della Fiorentina, Kevin-Prince Boateng, a 3 giorni dalla sfida di campionato che la Viola avrà in trasferta a Verona, allo stadio Bentegodi scenario dei ‘buu’ razzisti  nei confronti dell’attaccante del Brescia, Mario Balotelli.

Protagonista di un gesto eclatante nel gennaio 2013 quando, da  giocatore del Milan, gettò in tribuna un pallone in occasione  dell’amichevole contro la Pro Patria in segno di protesta contro i  cori razzisti, Boateng a 6 anni di distanza tira le somme. “Non è  cambiato nulla, la situazione è peggiorata – spiega il calciatore  tedesco naturalizzato ghanese – all’epoca giocavamo un’amichevole, ora un comportamento del  genere si dovrebbe ripetere se necessario in una gara di campionato. Rispetto ad allora girano ancora più soldi e sempre più bambini ci  osservano. Occorrono misure più drastiche”.

Boateng fu invitato all’Onu per tenere un discorso sul  razzismo. “Un giorno importante per la mia vita -ricorda il calciatore 32enne-. Ma dopo di allora concretamente cosa è stato fatto per  combattere il fenomeno? Una task force, riassunta in una serie di  riunioni e idee. Non basta la campagna ‘No to racism’ in Champions”.

“Nel 2020 ci penso io. Sto organizzando una task force mia con eventi, coinvolgendo altri calciatori. Sono stufo, la gente non capisce come  si sentono Balotelli, Boateng o Koulibaly quando tornano a casa. Noi  siamo soli. Divento pazzo quando sento commenti del tipo ‘tanto  guadagni 5 milioni’, addosso restano cicatrici che non si possono  cancellare”, spiega l’ex Milan, Sassuolo e Barcellona.

E a una domanda sul fatto se l’Italia sia o meno un paese razzista  conclude: “Nel quotidiano il fenomeno è nascosto. È più semplice farsi scudo dietro venti persone allo stadio o scrivermi sui social ‘negro  di m…’ perché ho sbagliato un gol. Troppo facile offendere dietro un cellulare. Spesso poi le offese sono frutto solo di ignoranza, per  questo auspico che vengano introdotte a scuola più ore di educazione  civica per combattere ogni forma di discriminazione”.  Lo riporta Rai Sport.

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