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Il gioco dell’oca romanista

La “prima” gestione americana è arrivata agli sgoccioli. Cosa è cambiato dieci anni dopo?

Dan Friedkin è pronto a metter le mani sulla A.S. Roma. La fase di due diligence è terminata, la stesura dei contratti è in corso e a breve tutto diventerà ufficiale. Ma che Roma trova il gruppo texano? Purtroppo non così lontana da quella che Pallotta e soci acquistarono nel 2011.

Negare la crescita del marchio, del brand e della struttura Roma (management, appeal internazionale e strutture come Trigoria e la nuova sede) sarebbe sbagliato e profondamente ingiusto. Una considerazione infatti che spesso qualcuno ha ripetuto tra i corridoio delle stanze giallorosse è che la crescita dell’area imprenditoriale non abbia avuto modo di portarsi dietro anche quella del campo. E in un decennio senza trofei, la Roma ha comunque avuto modo di far registrare progressi importanti, come quelli di trovare uno sponsor di respiro internazionale (Qatar Airways), di arrivare ad un passo dalla realizzazione di un impianto di proprietà e di legarsi ad un brand come la Nike. Ma il resto?

La Roma ha iniziato il suo vero e proprio percorso di crescita con gestione di Rudi Garcia, dopo gli esperimenti da laboratorio con Luis Enrique e Zeman. Numeri importanti, scelte sul mercato azzeccate: i giallorossi toccano il picco nazionale con Spalletti nella stagione 2016-17 con 87 punti (massimo storico del club in Serie A) e la stagione successiva raggiungono la semifinale Champions con il Liverpool, facendo registrare l’apice europeo nel decennio americano.
Prima del graduale ridimensionamento che ha portato la Roma, nelle stagioni successive, ad uscire dalla zona Champions e ad allontanarsi dalla vetta della Serie A. Proprio come quando gli americani acquistarono i giallorossi nel 2011.

Ecco tutte le analogie con il periodo dell’acquisizione del club giallorosso, da parte della cordata americana di Pallotta e soci:

– I giallorossi non si qualificarono per la successiva edizione della Champions League: prospettiva simile al  momento attuale.
– La Roma arrivò sotto la Lazio: scenario assai probabile anche in questa stagione. 
– La squadra capitolina non aveva uno stadio di proprietà: incredibile ma vero, è ancora così. Con un progetto pronto da anni ma qui le responsabilità sono tutte delle amministrazioni comunali. 
– Nella stagione 2010-11 il Milan di Ibra vinceva il campionato: Ibra è tornato al Milan. 
– L’ultima Roma di Sensi dipendeva in campo da un over 30 (Totti): oggi è il turno di Dzeko (34). 
– Uno dei primi acquisto della proprietà americana fu un giovane del Barcellona, Bojan: l’ultimo rischia di esser stato Carles Perez, sempre dal Barcellona. 
– La Roma, un anno prima della cessione, affrontava il Gent in Europa League: tra qualche giorno il Gent tornerà all’Olimpico nella medesima competizione. 

Coincidenze? Mera casualità? Tutto vero, speriamo solo che lo scenario tra dieci anni sia molto lontano e non paragonabile a questo inizio 2020, con una bacheca tornata a riempirsi, dopo anni di sofferto digiuno.

Sempre Forza Roma! 

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