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Avramov: “Auguro alla Roma e a Kolarov di finire al meglio questo campionato”

Le parole dell’ex estremo difensore dei rossoblu

L’ex portiere del Cagliari, Vlada Avramov, ha rilasciato un’intervista all’AS Roma Match Program, in vista della sfida tra la Roma e i sardi, in programma domenica alle ore 18 alla “Sardegna Arena“. Di seguito e sue dichiarazioni.

I romanisti ancora la ricordano da quel Roma-Cagliari di sette anni fa. Difficile immaginare con quale sentimento, però…
“(Ride, ndr). Beh, è passato tanto tempo ormai da quella gara. Mi riuscì tutto, è vero. Ed ebbi anche un po’ di fortuna in un paio di momenti. Gervinho colpì un palo nel primo tempo, ad esempio. Fu una partita perfetta in tutti sensi, forse la migliore della mia carriera. Ancora oggi ho in mente ogni sensazione di quella giornata, come fosse ieri. In quel momento, la Roma giocava il miglior calcio d’Italia. Era prima in classifica, faceva gol a tutti. Scendere in campo all’Olimpico, in uno stadio così pieno, fu qualcosa di incredibile”.

L’intervento migliore tra i tanti?
“Il tiro di Maicon dalla distanza, indirizzato sotto l’incrocio dei pali. La palla non l’avevo vista partire perché era posizionato Astori davanti a me. Mi tuffai in anticipo per arrivarci. E ci arrivai”.

Sporcando il pallone in calcio d’angolo, quando sembrava già dentro, sotto il sette.
“Sì, fu molto difficile come intervento. Strootman quasi gridò al gol. E pure De Rossi che mi mandò a quel paese un paio di volte…”.

Anche a fine partita?
“No, anzi. Durante la gara sono cose che ci stanno. Al termine dei novanta minuti venne da me per abbracciarmi e farmi i complimenti. Da uomo leale, di sport, quale è Daniele. È sempre stato un calciatore che ho stimato e apprezzato. Mi fece piacere ricevere i suoi complimenti”.

Al ritorno, però, i giallorossi vinsero a Cagliari 3-1. E Destro realizzò una tripletta. L’incantesimo era finito.
“Quella fu una partita normale, la Roma conquistò i tre punti perché era più forte. Come lo era pure all’andata. Ma io all’Olimpico mi esaltai. Nel calcio capita, a volte”.

È ancora legato alla città di Cagliari e alla squadra?
“La città e la squadra rappresentano una casa per me. Ci tornerò a vivere, prima o poi”.

In Italia ha girato da nord a sud tra Vicenza, Pescara, Firenze, Treviso, Cagliari, Torino e Bergamo, collezionando più di 200 presenze in gare ufficiali tra campionati e coppe…
“Sono stato in squadre di Serie A e B. Cagliari e Firenze restano i posti del mio cuore. Le altre mete di passaggio. Importanti, ma di passaggio”.

Oggi dov’è di passaggio?
“Alleno i portieri dell’Honved di Budapest, in Ungheria. Nella nostra squadra milita anche l’attaccante ex Juventus e Parma, Davide Lanzafame”.

In particolare, da un punto di vista tecnico, su cosa istruisce i portieri che allena?
“Ho avuto diversi tecnici nella mia carriera, come Vincenzo Di Palma, Paolo De Toffol, Nico Facciolo. Amici con cui mi sento ancora oggi e con i quali mi confronto su aspetti professionali. Ognuno ha la sua idea e la sua metodologia di preparazione. Io penso che la cosa più importante per un portiere dovrebbe essere quella di avere padronanza nelle uscite alte e basse. Lavoro tanto su questo”.

Le piace Pau Lopez, il portiere della Roma?
“Moltissimo. È parecchio reattivo, sempre pronto su ogni pallone. E può migliorare ancora tanto essendo giovane”.

Nella rosa di Fonseca è presente anche il suo connazionale Kolarov, capitano della nazionale serba.
“Conosco Alksandar, abbiamo fatto la nazionale insieme per tre anni quando era allenatore Clemente. Parliamo del periodo tra il 2006 e il 2007. Lo saluto con grande affetto. Auguro a lui e alla Roma di terminare al meglio questo campionato. Tanto a Cagliari-Roma non ci sarò io in porta…”.

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