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Protezione Civile, Borrelli: “Purtroppo dovremmo stare a casa molte altre settimane”

“I fatti che contano sono i dati che arrivano dalle regioni”

Questa mattina al programma Radio Anch’io su Rai Radio1 è intervenuto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il quale ha parlato della situazione Covid-19, in particolare dei dati di contagio, delle misure di sicurezza e degli ospedali. Queste le sue dichiarazioni:

“Gli esperti analizzano quelle che sono le curve di evoluzione dell’epidemia, ma sono i fatti che contano e cioè i dati che arrivano dalle regioni. Io mi attengo a quelli, ci dicono che diminuisce il numero dei nuovi ricoverati e di quelli che entrano in terapia intensiva mentre aumenta il numero dei guariti e aumenta in modo contenuto il numero dei positivi, oltre a calare sensibilmente rispetto ai giorni scorsi quello dei deceduti. Siamo in una situazione stazionaria, i medici negli ospedali possono tirare il fiato”.

Numeri buoni, ma i contagi restano.
“I contagi restano perché sono frutto dei comportamenti passati, di due settimane fa”.

Dovremo restare in casa ancora molto tempo?
Purtroppo sì, dobbiamo stare in casa ancora per molte settimane, credo anche il primo maggio. Dovremmo essere rigorosissimi e credo cambierà il nostro approccio ai contatti umani e interpersonali, dovremo mantenere le distanze”.

Gli accessi agli ospedali?
“L’acceso agli ospedali e alle terapie intensive non sta crescendo. I numeri parlano chiaro, cresce anche il numero dei positivi che sono a casa, in terapia intensiva ci si arriva facendo un percorso che parte da un ricovero con sintomi e questi numeri diminuiscono. Questo significa che si sta fronteggiando la malattia. Non mi risultano situazioni dove gli ospedali non riescono a garantire il ricovero in terapia intensiva. La situazione al sud? Il sud regge ma bisogna assolutamente essere prudenti, evitare di uscire di casa e seguire alla lettera le indicazioni che sono state date”.

La mancanza di mascherine?
“Il problema delle mascherine è globale, la domanda a livello mondiale è 30, 50 volte il fabbisogno ordinario. È saltata la filiera della fornitura di mascherine. Ora si sta facendo una riconversione per diventare autonomi e autosufficienti per la produzione di mascherine. Nel frattempo andremo avanti con le importazioni”.

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