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Casaroli: “La Roma è un modo d’essere. Se si torna a giocare si azzera tutto”

Le parole del portiere della Roma Femminile

Valentina Casaroli, portiere della Roma Femminile, ha parlato a Roma TV all’interno del programma “Women’s Weekly“:

Come va?
“Tutto bene, a casa come tutti quanti”.

Come stai vivendo la quarantena?
“A parte i primi giorni in cui non si sapeva cosa fare, ora il tempo passa. Credo che si sia un po’ bloccata la vita, soprattutto per noi che siamo in un posto tranquillo. Si può provare ad essere una persona migliore alla fine”.

Come occupi il tempo?
“Metto la sveglia perché mi piace tenere la routine, faccio ciò che non facevo prima cioè studiare, forse mi laureo. Inoltre mi alleno due volte al giorno e studio per i corsi di aggiornamento in quanto ho il patentino Uefa B”.

Come si allena un portiere a casa?
“Ci trattiamo come le altre giocatrici. Corriamo sul tapis-roulant, svolgiamo i programmi dello staff e non vedo l’ora di tornare in campo per non correre più (ride, ndr)”.

Cosa ti manca di più?
“Sono un’amante degli allenamenti, perché in partita siamo un po’ isolate. Mi mancano i gesti consueti del portiere”.

Come è nato il tuo amore per il ruolo del portiere?
“È stato amore a prima vista, mi ha sempre incuriosita il ruolo del portiere. Non c’è stato un giorno specifico, mi sono sempre soffermata a vedere gli allenamenti e un giorno mi ci sono trovata, ma il portiere o ti piace o no”.

Non sei nata portiere quindi.
“Sono nata come centrocampista e poi sono finita in porta per scelta. Da piccolina il mister mi diceva di stare buona perché seguivo i giocatori quasi come una radiocronaca”.

Sei sempre stata una che vuole fare gruppo.
“Con la Fiorentina ho esultato abbracciando Bartoli, mi ha detto che sembravo in trance agonistica”.

Che partita è stata quella?
“Sembra una vita fa. L’avevamo preparata nel minimo dettaglio, eravamo prontissime. Venivamo da Milano in cui pensavamo di non aver dato tutte il massimo, anche chi era in panchina”.

Cosa vi portate dietro di questa stagione?
“Sicuramente tante cose. Non possiamo scordarci come è finita, ma sarà curioso vedere il primo giorno del ritorno, sarà tutto da vivere”.

Dove puoi migliorare?
“Il ruolo può sempre cambiare. Soffrivo sul tiro a parabola, ma ultimamente i tiri sono più forti e precisi. Con l’evoluzione però tutti i gesti tecnici si evolvono”.

A chi ti ispiri?
“Non posso non dire Buffon. Ma anche Perin, e quando era stato accostato alla Roma ero felicissima. Mi piace la sua carriera: ha subito retrocessioni e infortuni ma si è sempre ripreso”.

Nelle Stories si vede spesso il tuo cane
“Il mio cane è ormai il mio collega di allenamenti, mi sta sempre vicino. Il problema è che buca i palloni (ride, ndr). A volte si mette in porta”.

Ti piacerebbe fare l’allenatrice?
“Sì, lo spero e mi piacerebbe farlo, magari qui a Roma”.

Hai riscovato qualche passione in questi giorni?
“Nel tempo libero disegno e dipingo, ho riscoperto questa passione e ho tanti attrezzi in casa”.

In cucina come te la cavi?
“C’è mamma, va bene così”.

Anche i tuoi ne sanno di calcio.
“Sì, sono appassionati e spesso non ci vediamo per via delle varie trasferte. Mamma è della Juventus e papà della Roma: le più belle litigate tra di loro sono nate da questo”.

Cosa vuol dire per te giocare per la Roma?
“A Roma la Roma non è solo una squadra, rappresenta un modo di essere, poter giocare per questa squadra è un grande orgoglio”.

Serturini ti ha inviato un’emoticon del giornale nei commenti
“La mattina le invio la rassegna stampa e se non lo faccio si arrabbia (ride, ndr)”.

Qual è la prima cosa che farai appena finita la quarantena?
“Non lo so, me lo sono chiesto, ma ogni giorno cambia”.

Il tuo ricordo più bello in carriera?
“Vestire la maglia della Nazionale. Il Mondiale e l’Europeo sono cose che porterò dentro per sempre. L’inno contro il Brasile non lo scorderò mai”.

Come ti trovi con Pipitone e Ceasar?
“È banale dirlo, ma siamo un bel gruppo sotto tutti i punti di vista”.

Ti manca lo spogliatoio?
“Sì, mi mancano anche le trasferte lunghe come San Marino e Bari. Vivere lo spogliatoio, lo scherzo, la partitella, tutto questo manca, ma anche l’emozione post partita”.

Avete ancora due obiettivi da raggiungere in questa stagione. Se si torna a giocare, ci arrivate con più voglia?
“Seconde me si azzera tutto. Forse vincerà chi avrà più fame e chi avrà sfruttato al meglio questi giorni per migliorare le lacune. Anche il dettaglio può far vincere. Noi siamo pronte per far bene e giocarcela”.

La parata più importante della tua carriera?
“Era con la Roma Calcio Femminile, playoff contro il Bari, secondo tempo supplementare sullo 0-0, se segnavano finiva la partita. Ho fatto un volo plastico e salvato il risultato”.

Cosa si prova dopo una parata del genere?
“C’è adrenalina. Non mi piace esultare, ma dentro scoppi di gioia”.

Prima di un rigore cosa pensi?
“Mi concentro. Lo facciamo spesso anche in allenamento, studiando ogni dettaglio di chi ho davanti”.

Li studi anche prima del match?
“Sì, anche il resto della squadra. Forse anche perché mi piacerebbe allenare un giorno”.

Con chi hai legato di più?
“Abbiamo un gruppo molto legato. Potrei dire Pipitone, Coluccini, Bartoli, ma ognuno ha le proprie caratteristiche e il proprio rapporto”.

Ti è rimasto un momento impresso di questi anni con la Roma?
“È stato un film. Il momento più emozionante è stata la scalinata di Piazza di Spagna, lì ci siamo resi conto di cosa sarebbe stato. Siamo entrate nel calcio che conta, dove il calcio è vita, non solo un hobby”.

Quante difficoltà hai incontrato nella tua carriera?
“Prima della Roma nella mia vita c’era altro e poi la Roma. Ora invece il calcio è la mia vita. Ho passato un anno a Napoli lontano da casa. Ma se hai un obiettivo non devi mollare mai e andare dritta verso l’obiettivo”.

Sulle iniziative della Roma
“La Roma sta facendo tanto, e dobbiamo essere consapevoli di quanto è importante all’interno della città. La campagna ASSIEME è importante, da soli adesso non andiamo da nessuna parte. Nelle partite c’è il bomber che ti può far vincere, ma alla fine si vince il campionato insieme. Dobbiamo restare uniti”.

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