Corre e lotta come un veterano, come fosse qui da un decennio
Difficile credere che sia uno dei volti nuovi della seconda Roma di Fonseca. Perché si muove in campo come se non avesse mai fatto altro in vita sua che giocare con la maglia giallorossa: corre, lotta, gioca con entrambi i piedi, quando sbaglia rincorre l’avversario, quando non sbaglia spedisce il pallone in rete, con un destro fenomenale.
Pedro in un mese e mezzo si è preso la Roma. Prima silenziosamente, recuperando dall’infortunio alla spalla nel caldo di Trigoria, poi prendendosi una maglia da titolare, quasi insperata, al Bentegodi di Verona. E quella maglia non se la toglierà più: non perché gli spetti per diritto, quasi a voler render omaggio alla sua straordinaria carriera, ma per quello che in 263 minuti è riuscito a mettere in campo. Senso della posizione, corsa e l’input di una giocata sempre utile.
Se attorno a lui ci sono molte teste ancora piene di dubbi, tra chance di esser titolari, funzionali al progetto o con la valigia pronta, lo spagnolo va per conto suo.
Si sente dentro al progetto, si sente importante e ha una fame incredibile di volerlo dimostrare.
Al termine della sfida vinta alla Dacia Arena, grazie ad una sua rete, ai microfoni di Dazn ha dichiarato: “Vogliamo entrare in Champions League e, perché no, rientrare nella lotta scudetto“. Qualcuno lì nei paraggi si è guardato attorno, alla ricerca della navicella spaziale che lo avesse condotto a Trigoria. Con un bilancio che non sorride, con un tecnico dal futuro incerto e una squadra, partita con l’handicap della sconfitta a tavolino, tutta da confermare e rilanciare sul mercato, lo spagnolo parla di lotta al vertice?
Si chiama mentalità vincente, signori miei. Di chi non guarda mai indietro, di chi non si accontenta del piazzamento ma vede solo trofei nella sua visione. Di chi alza sempre l’asticella delle proprie ambizioni, non lasciandosi influenzare da obiettivi prestabiliti.
Un alieno sul pianeta Roma.
Grazie di averci dato fiducia senor Pedro, speriamo di essere all’altezza della sua fame di vittoria.