In Inghilterra hanno avuto scontri duri. Ora saranno gli uomini forti della Serie A
Antonio Conte e José Mourinho saranno gli allenatori alfa della prossima Serie A, i leader massimi delle panchine. Non tanto per il gioco o per l’estetica del gioco, categoria opinabile, ma per la capacità di tenere il palcoscenico, di essere comunicatori frontali sia con i giocatori sia con i media e con i tifosi. Dotati di personalità forti e magnetiche, i due si assomigliano e si differenziano nella stessa misura. L’ossessione per la vittoria è un tratto comune.
Conte e Mourinho si sono affrontati per sette volte, sei delle quali tra Premier League e Coppa d’Inghilterra, l’uno allenatore del Chelsea e l’altro del Manchester United. Bilancio: quattro vittorie a due per Conte. L’unico pareggio è uscito sulla ruota del primo faccia a faccia, il 13 dicembre 2009 in Serie A. Conte allenava l’Atalanta, Mou l’Inter: 1-1, con gol di Milito e di Tiribocchi.
La conta dei “tituli” premia Mourinho. Il portoghese ha vinto molto più di Conte, come dimostra l’infografica nella pagina. A Conte manca un trofeo internazionale, Mourinho ne può esporre quattro, e non è una diversità da poco. Conte deve superare la linea d’ombra dell’allenatore che vince soltanto in ambito nazionale.
Il 23 ottobre 2016, a Stamford Bridge, il Chelsea annienta il Man United, 4-0. Conte festeggia con sfrenatezza. Mourinho si avvicina al collega e gli sussurra qualcosa, presumiamo sul rispetto verso gli sconfitti, perché alle tv dichiara: «Non si esulta in questo modo sul 4-0, puoi farlo sull’1-0, altrimenti è un’umiliazione». Conte respinge l’accusa: «Non è successo niente, ho fatto qualcosa di normale. Io non sbeffeggio nessuno».
Altro incrocio, altro tintinnio di sciabole: marzo 2017, FA Cup, Chelsea-United 1-0. I due litigano sul campo, sotto gli occhi del quarto uomo, nel tunnel per gli spogliatoi si scambiano offese, devono trattenerli. Allusioni pesanti rimbomberanno nei mesi successivi, durante le conferenze stampa, in un botta e risposta continuo. Mourinho: «Io non mi comporto come un pagliaccio in panchina». Conte: «Quando ci si dimentica di quello che si dice, c’è la demenza senile». Mourinho: «Non sarò mai squalificato per scommesse». Conte: «Chi dice certe cose è un piccolo uomo».
Conte e Mourinho si differenziano nella linea difensiva. Conte schiera la difesa a tre, Mourinho a quattro. Il primo predilige il sistema 3-5-2; il secondo preferisce il 4-4-2 nella variante del 4-2-3-1. I concetti di gioco non sono dissimili. L’attenzione per la fase difensiva e il gusto per la verticalizzazione rapida, meglio se in campo aperto, uniscono Conte e Mourinho. Parte della critica li ha bollati come “difensivisti” e “contropiedisti”, ma loro ai critici tirano le freccette. Si legge su La Gazzetta dello Sport.