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Pazienti, cinici spietati e buoni: i tanti volti dei giallorossi

Mourinho

I giallorossi trasformati da Mourinho

Tanto, ma non tutto. Sul conto di José Mourinho si è detto e scritto tanto. Tipo che è un professore di comunicazione; che non sbaglia una dichiarazione in pubblico neppure se glielo chiedi per favore; che sa sempre come affrontare qualsiasi tipo di ostacolo dialettico e, soprattutto, che sa come entrare dritto per dritto nel cuore dei tifosi. Tanto, ma non tutto. Non è stato detto e scritto in maniera convinta, ad esempio, che José è ancora un ottimo allenatore.

Chi pensava (temeva?) che fosse arrivato a Roma solo per dare un ulteriore scossone al proprio conto in banca o per rinvigorire il proprio ego, aveva toppato clamorosamente la previsione. Il portoghese, pur confermando la sua straripante abilità nel gestire la vita fuori da un rettangolo di gioco, li ha zittiti direttamente sul campo.

La sua Roma è una squadra che nel giro di poche settimane ha capito cosa fare, come farlo e quando farlo. Contro qualsiasi tipo di avversario. Aggredendo oppure facendosi aggredire, a seconda della strategia di gara. La Roma ha vinto quattro partite su quattro cambiando ogni volta atteggiamento tattico: ha giocato di rimessa, e in quel caso è stata cinica, spietata, perfino cattiva; e ha giocato pure comandando le operazioni, e in questo caso è stata paziente, lungimirante, perfino buona.

E chi se non Mourinho è stato il raffinato regista di tutte le operazioni? Altro che Bollitinho… Il portoghese ha dato anima e forza mentale a una squadra che aveva paura anche della propria ombra; le ha garantito sicurezze tattiche che non conosceva, coinvolgendo tutti e facendo sentire tutti importanti. Ha devastato, in positivo, un ambiente molle e fin troppo abituato al comodo tran tran. Ha fissato le regole, ha sottolineato i diritti e puntato forte sui doveri, in primis quello di cercare la vittoria contro qualsiasi avversario.

Non sta scritto da nessuna parte che, al di là dei recenti risultati, la Roma sia avviata verso una stagione ricca di soddisfazioni, ma non è neppure certo che dovrà recitare un ruolo da comprimaria. Una prospettiva che lo Special One non vuole neppure sentir nominare. Non sono a Roma per arrivare settimo o ottavo in classifica, ha annunciato domenica sera a Salerno: una promessa per la sua gente, una minaccia per i suoi nemici. Lo scrive “La Repubblica”.

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