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La Roma contro le “big”: stessi punti ma sensazioni diverse. Ecco cosa è cambiato con Mourinho

Lo Monaco Mourinho

Contro il Napoli non è arrivata la vittoria ma la Roma di Mourinho ora sa come affrontare le grandi, e lo dimostrerà

È terminato senza reti e con un punto a testa il big match dell’Olimpico tra Roma e Napoli, che ha regalato spettacolo ed emozioni nonostante nessuna delle due squadre sia andata in gol. I giallorossi arrivavano dalla sconfitta pesantissima di Bodo, che ha lasciato strascichi sia a livello comunicativo (Mourinho ha messo da parte il bon ton e ha bocciato in tronco le seconde linee) che a livello emozionale. Mentre il Napoli di Spalletti si presentava all’Olimpico con un en plein in campionato fatto di 8 successi su 8, per cercare di confermarsi al primo posto dopo che il Milan lo aveva scavalcato a Bologna. La Roma continua a raccogliere poco negli scontri diretti con le grandi del campionato, sulla falsa riga di ciò che è accaduto nel biennio di Fonseca. Ma qualcosa, anzi, più di qualcosa è cambiato e lascia ben sperare per il futuro.

Il confronto


In termini di punti, contro le big la Roma guidata da José Mourinho non è tanto lontana da quella dello scorso anno. A questo punto del campionato, infatti, la scorsa stagione la Roma aveva affrontato 3 scontri diretti (Juventus, Milan e Napoli) totalizzando 2 punti; mentre quest’anno con lo stesso numero di partite ne ha realizzato soltanto 1. Andando a confrontare le singole gare, i giallorossi hanno migliorato soltanto il risultato casalingo con il Napoli (l’anno scorso fu uno 0-2), ma non quello contro Juve e Lazio, migliorando soltanto il punteggio finale: Juventus-Roma è terminata 1-0 anziché 2-0 e Lazio-Roma 3-2 anziché 3-0. Chiaramente i numeri non sono una verità assoluta in questo caso, anche perché queste gare si sono disputate in momenti differenti nel corso delle due stagioni, ma aiutano a capire il percorso della Roma sotto la guida dello Special One.

Cosa è cambiato


Analizzati numeri e punteggi delle gare, è utile approfondire in quale modo la squadra giallorossa si è comportata in queste partite, e cosa ha portato l’avvento di Mourinho sulla mentalità e sulle prestazioni in campo dei calciatori. In generale, durante la stagione 2020/2021 nella maggior parte dei big match (salvo le gare interne con Juve e Inter, e il derby vinto a fine campionato) la Roma faticava nell’approccio alla gara, regalando spesso la prima mezz’ora di gioco agli avversari. Questo in qualche caso ha portato a tracolli clamorosi: come il 3-0 nel derby, la brutta sconfitte al San Paolo e quella all’Olimpico contro il Milan. Questo è accaduto anche in questa stagione, ad esempio nel derby, ma i giallorossi (al netto di episodi arbitrali determinanti) hanno saputo reagire, non uscendo mai dalla partita e provando a recuperare il risultato fino al fischio finale.

Proprio l’abilità nel restare mentalmente e tecnicamente aggrappati ad ogni partita è forse l’aspetto che salta maggiormente all’occhio in questo inizio di stagione della Roma. Mourinho ha saputo dare alla sua squadra un’impronta caratteriale ben definita, riuscendo a far mantenere ai calciatori in campo la concentrazione sempre alta e convincendoli che sacrificandosi e lottando, a volte, il risultato poi ti premia. Forse da tempo non si vedeva una Roma come quella di ieri, combattiva e aggressiva contro una squadra in gran forma e tecnicamente superiore come il Napoli. All’inizio della ripresa sembrava che la squadra di Spalletti stesse dominando, costringendo la Roma ad abbassarsi e portando molti uomini nella trequarti avversaria, fino al palo colpito dopo il tentativo di Osimhen al 60’: da lì l’undici di Mou ha cambiato registro, facendo intendere al Napoli che non aveva nessuna intenzione di lasciargli dominare la partita, e che da quel momento avrebbe risposto colpo su colpo, rialzando il baricentro e tornando a spaventare Ospina. Il portiere colombiano ha infatti dovuto soffiare e sperare sul colpo di testa di Mancini finito di poco al lato al 72’.

Episodi come il secondo tempo di Bergamo dello scorso anno, dove la Roma in vantaggio di una rete all’intervallo si era fatta travolgere dall’Atalanta nella ripresa perdendo 4-1, sembrano difficilmente ripetibili dal momento in cui la squadra ha compreso quanto sia importante restare concentrati e, soprattutto, non abbattersi e uscire psicologicamente dalla partita alla prima difficoltà. Anche all’Allianz quest’anno i giallorossi sono usciti con 0 punti e 0 gol fatti, ma la prestazione e le sensazioni al termine della gara erano completamente differenti rispetto alla sconfitta incolore dello scorso anno.

Cosa aspettarsi

Una sconfitta, pesantissima e umiliante, in realtà è arrivata anche quest’anno. Ma non può non essere contestualizzata e considerata, al momento, soltanto un episodio isolato. Il tecnico ha fatto capire come da qui a gennaio si affiderà (infortuni permettendo) ai soliti 12/13 uomini che hanno affrontato con il giusto spirito le grandi partite, e vinto quasi tutte le restanti, esprimendo in campo unità, sacrificio e dedizione.

Ora arriva il Milan all’Olimpico tra meno di una settimana, per il quarto scontro diretto del campionato. Dopo Cagliari si capirà se Mou potrà ancora schierare i “suoi” uomini contro i rossoneri, con la speranza che si possa centrare la prima vittoria stagionale contro una grande. Cosa aspettarsi dalla Roma è chiaro dopo queste prime gare, a meno di un fuoco di paglia illusorio difficile da immaginare se in panchina c’è uno del calibro di Mourinho: lotta, sudore e concentrazione dal 1’ al 90. Il risultato, poi, è conseguenza anche di episodi e di protagonisti non richiesti (spesso con il fischietto), ma non si parte mai sconfitti in partenza.

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