Pensieri giallorossi dopo la trasferta di Venezia
21 ore e trenta minuti circa.
21 ore di passione , di autogrill, di caselli autostradali, di limiti di velocità, di parcheggi a pagamento, di rifornimenti di benzina, di tragitti per lo stadio (a proposito: Venezia non è una trasferta tranquilla), di vaporetti per il ritorno e di nuovo di autostrade ed autogrill.
La solita domanda: chi te lo fa fare?
La solita risposta: la passione.
Vedere i calciatori che scendono dal vaporetto, chiamare Mou che ti saluta, arrabbiarsi durante la partita, per poi gioire, quindi deprimersi. Riprendere il vaporetto insieme alle solite facce, sentirne le battute, mai solite, mai scontate. “Ahò ma che nnamo a remi?“ oppure “Punta Anzio” e ancora al poliziotto che ti dice: “State qui che vado a bonificare l’area” arriva la risposta geniale: ”Visto che bonifichi, famme un bonifico pure a me“. Tutto questo è andare in trasferta e non conta perdere, e non conta il solito furto, conta solo una cosa: “A rega’, la prossima è Bologna: treno o macchina?”.
(A cura di Paolo Amici)